by Mariangela Traficante | 5 Marzo 2021 8:53
Fitur come esempio virtuoso[1]. L’Unwto si schiera a favore degli eventi in presenza e del coraggio delle destinazioni di insistere su questo, e lo fa attraverso le parole di Alessandra Priante, direttore Europa dell’organizzazione mondiale del turismo.
Dalla sua sede di Madrid è intervenuta agli Stati generali del travel organizzati dall’Associazione Internazionale dei Cavalieri del Turismo, dichiarando: «La fiera in presenza? Siamo assolutamente a favore del fatto che i Paesi facciano questo sforzo, c’è bisogno di fiducia e auspico che anche l’Italia oggi con la sua nuova governance vada in questa direzione».
Priante ha anche ricordato il crollo di 74% degli arrivi internazionali e la spinta su «soluzioni digitali in grado di facilitare il viaggio e rendere l’esperienza più fluida, come il Green Pass[2] o lo Iata Travel Pass[3]. Sistemi non discriminatori, ma tali da facilitare un imprescindibile scambio di informazioni».
L’ATTENZIONE DELL’ENIT. Anche Alessandra Albarelli, presidente Federcongressi& eventi, insiste sulla ripartenza del Mice:[4] «Se riaprono teatri e cinema perché non le sale congressi?». E mentre il presidente Enit Giorgio Palmucci anticipa che nel nuovo piano ci sarà un’attenzione particolare agli eventi, la manager sottolinea come il settore abbia «bisogno di date certe». E l’alternativa tecnologica? «Il nostro obiettivo è far venire il mondo in Italia, ma potremo utilizzare i nuovi strumenti digitali per aumentare l’audience anche da remoto. Sarà un buon moltiplicatore».
MODELLO VIENNA. C’è poi il nodo dei convention bureau in cerca di un “riconoscimento” pubblico. Spiega Carlotta Ferrari, presidente Convention Bureau Italia: «All’estero questi organismi sono pubblici, integrati nel sistema, e hanno budget importanti, in Italia invece spesso quelli di destinazione vivono grazie alla lungimiranza di imprenditori locali». Serve un progetto interregionale, con le città grandi attrattori del congressuale sedute al fianco delle regioni. Senza dimenticare il nodo risorse: «Basti pensare che l’Austria ha stanziato 300 milioni di euro al Convention Bureau di Vienna per stimolare la domanda».
L’urgenza c’è anche per un comparto, quello dei matrimoni, dove «per ogni professionista wedding planner vengono coinvolte 24-25 imprese, che da un anno sono ferme», ricorda Clara Trama, presidente Associazione Italiana Wedding Planner. L’associazione sta cercando di aiutare il comparto con un documento di riferimento che dia linee guida in merito alle misure di contenimento per permettere lo svolgimento degli eventi.
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