Entro 30 giorni American Airlines e JetBlue dovranno porre fine alla loro North East Alliance negli Usa. Lo ha decretato una sentenza del giudice federale statunitense Leo Sorokin pronunciandosi in favore del Dipartimento di Giustizia statunitense che aveva fatto ricorso rispetto al progetto decollato nel 2021 e autorizzato dalla precedente amministrazione Trump.
L’attuale amministrazione Biden aveva presentato il suo dossier contro l’accordo nel 2021, sostenendo che le due società hanno aumentato i prezzi e ridotto la possibilità di scelta per i passeggeri aerei che viaggiano da e verso le principali città del nord-est, come New York e Boston.
Si chiude per il momento, quindi, il maxi accordo decollato il 25 febbraio 2021 che prevedeva il lancio di ben 33 nuove rotte in comune, oltre all’applicazione del doppio codice di volo su circa 80 collegamenti da Boston e New York Jfk.
Lo stop alla fusione con Spirit
Per JetBlue è la seconda bocciatura in pochi mesi, dopo che lo scorso marzo il Dipartimento di giustizia statunitense (DoJ) ha bloccato la fusione con Spirit, operazione da 3,8 miliardi di dollari che avrebbe nascere il quinto big player dei cieli Usa (dietro le tre sorelle American, Delta, United e Southwest Airlines).
Ai tempi il procuratore generale Merrick Garland, aveva bocciato l’operazione sostenendo che la fusione «cancellerebbe la concorrenza tra JetBlue e Spirit, eliminando il ruolo unico e dirompente di Spirit nell’industria aerea. Questo porterà anche a un rialzo delle tariffe e a un minor numero di posti a sedere disponibili, danneggiando milioni di consumatori americani su centinaia di rotte».
L’amministrazione Biden, infatti, sta conducendo una vera e propria battaglia contro un ulteriore consolidamento del trasporto aereo negli States; azione che va di pari passo con una serie di posizioni che il governo sta prendendo a tutela dei viaggiatori.
Cosa prevedeva l’accordo American-JetBlue
In base all’accordo, inoltre, American aveva introdotto 18 nuove rotte estive verso America Latina e Caraibi: tre collegamenti giornalieri da New York alla Colombia (Cali, Bogotà e Medellin); un volo per Santiago del Cile con frequenza di tre collegamenti alla settimana; e le rotte da New York verso St. Lucia e Turks&Caicos. Le altre 12 rotte lanciate da American erano tutte domestiche: tra queste i voli da Boston Logan a Jackson Hole e Wilmington, oppure i collegamenti tra Key West e Myrtle Beach dall’aeroporto di New York La Guardia.
Allo stesso tempo, JetBlue aveva lanciato 15 nuove rotte, che comprendevano l’approdo della compagnia ai due “main airport” di New York Jfk e Washington, e tra queste c’erano l’isola di Antigua, Cartagena in Colombia, Port-au-Prince ad Haiti.
Come parte del processo di approvazione dell’accordo da parte dell’Antitrust Usa, inoltre, le compagnie aeree avevano accettato di cedere sette coppie di slot al Jfk e sei all’aeroporto Ronald Reagan di Washington.
La sentenza Usa
L’alleanza strategica non avrebbe avuto ripercussioni sulle compagini azionarie, inoltre JetBlue non aveva aderito a oneworld o alla joint venture transatlantica tra American Airlines e Iag. Al contrario, il vettore ha continuato a sviluppare i piani di espansione lanciando autonomamente i collegamenti transatlantici per Londra, Parigi e Amsterdam.
“Alla Corte è molto chiaro che la motivazione primaria della nascita dell’alleanza tra American e JetBlue era quella di rafforzare entrambe le posizioni competitive contro Delta (e in misura minore United) a Boston e New York – ha ribadito Sorokin nella sua sentenza – Entrambe le compagnie aeree sono dei player forti e influenti nel trasporto aereo: American Airlines Group è la più grande compagnia aerea al mondo e JetBlue è la sesta più grande compagnia aerea negli Stati Uniti, in possesso di significativo potere di mercato nel Nord-Est, in particolare”.