A pochi giorni dall’elezione di Donald Trump presidente degli Usa, per la seconda volta, il mondo del travel comincia a chiedersi quali saranno i cambiamenti che il nuovo inquilino della Casa Bianca, insieme al Congresso americano, porterà con le sue decisioni all’industria dei viaggi dentro e fuori gli Stati Uniti.
Se da una parte la Us Travel Association ha già dichiarato di essere pronta “a lavorare con la prossima amministrazione per rendere gli Stati Uniti la principale destinazione al mondo e migliorare l’esperienza per milioni di americani che si mettono in viaggio ogni giorno su strada, ferrovia e in cielo”, sono diversi i dubbi che si pongono gli addetti ai lavori sulle ricadute per il turismo delle prossime scelte operate del tycoon.
Gary Leff, analista di viaggio del blog View From the Wing, sottolinea su Travel Weekly che l’amministrazione Trump rappresenterà una rottura con le politiche di status quo, in particolare con alcune decisioni prese dall’amministrazione Biden riguardo fusioni di grandi compagnie aeree, difesa dell’ambiente e viaggi. Tre punti cardine che hanno scatenato le analisi delle riviste di settore.
FUSIONI E ACQUISIZIONI
Il Trump imprenditore di successo è certamente favorevole al sostegno delle grandi imprese e, in particolare, secondo quanto riportato da Business travel news, a beneficiare della sua visione saranno due compagnie aeree: la JetBlue e l’American Airlines con i loro progetti di fusione iniziati e approvati nella prima era Trump, respinti poi dal Dipartimento di Giustizia e dal Dipartimento dei Trasporti sotto la presidenza Biden perché anticoncorrenziali. Stesso motivo per cui era stata negata anche la fusione di JetBlue con Spirit Airlines.
Una seconda amministrazione Trump potrebbe inaugurare “un anno straordinario per fusioni e acquisizioni“, sostiene Lucinda Guthrie, responsabile della società di dati finanziari Mergermarket, a Variety. Leff ha aggiunto che una nuova amministrazione “apre la possibilità per un altro tentativo nelle partnership aeree come quella tra American e JetBlue. Non sappiamo quanto sarà ricettiva, ma sicuramente aumenta la possibilità rispetto alla continuità delle politiche attuali».
La nuova era Trump potrebbe anche essere la fine della politica delle sanzioni applicate alle grandi compagnie americane del periodo Biden a difesa dei consumatori, come quella di 50 milioni di dollari contro American Airlines per violazione dell’Air Carrier Access Act, per “non aver protetto i passeggeri disabili tra il 2019 e il 2023″, e la multa di 140 milioni di dollari contro Southwest, che durante la scorsa stagione invernale delle vacanze aveva lasciato a terra migliaia di viaggiatori. Una multa 30 volte superiore a qualsiasi sanzione precedente imposta a protezione dei consumatori.
AMBIENTE
I piani dell’amministrazione Biden per gli investimenti infrastrutturali avevano una visione molto chiara della conservazione dell’ambiente e della riduzione delle emissioni di gas serra, che probabilmente – riporta Business travel news – non sarà una delle preoccupazioni principali di Trump. In effetti il neopresidente ha già esordito chiedendo, secondo il Wall Street journal, di voler uscire dall’accordo di Parigi sul clima che limita al di sotto di 2 gradi Celsius il riscaldamento medio globale.
Per l’industria dei viaggi, in particolare per le compagnie aeree, la riduzione delle politiche ambientali comporterebbe minore controllo sul loro operato rendendo inutili gli sforzi dell’amministrazione Biden, che invece aveva promesso un finanziamento per la produzione di carburante alternativo per l’aviazione nell’ambito dell’Inflation Reduction Act. È probabile che la forma di tali investimenti e incentivi sotto Trump cambierà radicalmente.
VIAGGI
I viaggi negli Stati Uniti hanno registrato un boom da quando Trump ha lasciato la prima presidenza. Gli hotel e le compagnie aeree hanno fatto utili da record dopo la pandemia, tanto che anche negli Stati Uniti la domanda in eccesso si sta scontrando con il problema della mancanza di lavoratori nel settore viaggi e ospitalità.
La Us Travel Association ha sottolineato che ben 1 milione di posti di lavoro non sono occupati nel settore dei viaggi e che certamente i limiti ai programmi di visti pergli stagionali non aiutano il settore. Con il problema della regolamentazione dell’immigrazione – che, come è ben noto, è nella politica trumpiana al primo posto – le possibilità di aumentare l’accesso a questi visti potrebbero essere scarse.
Il problema visti impatta anche sul turismo: il segretario di Stato americano Antony Blinken e il segretario al Commercio Gina Raimondo hanno dichiarato la scorsa settimana –Business travel news – che gli Stati Uniti prevedono 90 milioni di visitatori internazionali nel 2026, ma un fattore limitante è il tempo di attesa per i visti statunitensi, che nel 2023 era in media di 400 giorni per i primi 10 Paesi di provenienza.
Questa tendenza, tuttavia, sotto Biden, si è invertita, con un record di 8,5 milioni di visti per visitatori rilasciati nel 2024 e con tempi di attesa ridotti del 60% . Il Dipartimento di Stato aveva recentemente annunciato anche l’aggiunta di un milione di appuntamenti per visti entro il 2025 per ridurre i ritardi, ma questa decisione potrebbe essere annullata con un cambio di segretario di Stato. Trump ha già dichiarato che ripristinerà quelli che sono già noti come i suoi divieti di viaggio, che limitavano l’ingresso negli Stati Uniti per i cittadini di vari Paesi a maggioranza musulmana nel 2017 e che, secondo la Global Business Travel Association, sono costate al settore più di 1,3 miliardi di dollari di entrate legate ai viaggi.
Poi c’è la questione Cina. La politica commerciale aggressiva messa in campo dal tycoon durante il primo mandato, caratterizzata da dazi e forti limitazioni alle esportazioni tecnologiche cinesi, si ripeterà? Secondo Leff le tensioni con Pechino sul commercio non supporteranno certo una maggiore ripresa dei viaggi tra Stati Uniti e Cina e il ritorno al traffico aereo pre-pandemia tra i due Paesi, che rimane significativamente al di sotto dei livelli del 2019.