Usa, nuovo travel ban: si amplia la black list di Trump

Usa, nuovo travel ban: si amplia la black list di Trump
07 Marzo 12:04 2025 Stampa questo articolo

Donald Trump prepara un altro travel ban. L’amministrazione statunitense ha intenzione di impedire l’ingresso ai cittadini di una nuova lista di Paesi, più ampia rispetto al passato. Tra gli Stati colpiti, potrebbero esserci anche Afghanistan e Pakistan, secondo quanto riportato dalle fonti del New York Times.

LE TRE LISTE

La lista rossa che l’amministrazione sta preparando è composta per lo più da Paesi inclusi nel travel ban imposto da Trump nel suo primo mandato, ovvero Iran, Libia, Corea del Nord, Somalia, Sudan, Siria, Venezuela e Yemen. Uno dei funzionari ascoltati dal New York Times ha detto che è stato proposto l’inserimento di Afghanistan e Pakistan nel gruppo di Paesi a cui l’ingresso negli Stati Uniti sarebbe categoricamente vietato; il divieto potrebbe entrare in vigore già la prossima settimana.

Le proposte, secondo il New York Times, comprendono anche una lista arancione di Paesi ai cui cittadini non sarebbe completamente negato l’ingresso negli Stati Uniti, ma il cui accesso sarebbe limitato. Per esempio, potrebbero essere concessi sono alcuni tipi di visti, probabilmente quelli per chi viaggia per affari, e la loro durata potrebbe essere ridotta. Non è chiaro se i visti validi sarebbero revocati e se i titolari della carta verde sarebbero interessati. Ci sarebbe anche una terza lista, gialla: ai Paesi inseriti verrebbero dati 60 giorni per colmare le lacune sui controlli di sicurezza evidenziate dagli Stati Uniti; in caso di inadempienza, sarebbero inseriti in una delle altre due liste, hanno spiegato le fonti.

Il primo travel ban di Trump fu modificato e infine giudicato costituzionale dalla Corte Suprema nel 2018; nel 2021, l’allora presidente Joe Biden, succeduto a Trump, lo cancellò, definendolo «una macchia nella nostra coscienza nazionale».

AFGANI TRADITI

Il nuovo divieto potrebbe quindi interessare decine di migliaia di afgani, entrati negli Stati Uniti come rifugiati con la Special Immigrant Visa, concessa alle persone considerate a rischio nel Paese, tornato in mano ai talebani, dopo aver lavorato per le forze statunitensi durante il conflitto.

Lo scorso 20 gennaio, appena rientrato alla Casa Bianca, Trump ha firmato un decreto presidenziale richiedendo maggiori controlli su ogni cittadino straniero che avesse fatto richiesta di un permesso per gli Stati Uniti, per rilevare eventuali minacce alla sicurezza. Il decreto chiede poi a diverse agenzie governative di sottomettere, entro il 21 marzo, una lista di Paesi ai cui cittadini dovrebbe essere totalmente o parzialmente sospeso l’ingresso, «in caso di un sistema di controllo delle informazioni carente».

Una delle fonti ha sottolineato che gli afgani ammessi negli Stati Uniti sono stati sottoposti a intensi controlli, «che li rendono i più controllati di qualsiasi altra popolazione» al mondo. Il dipartimento di Stato starebbe cercando di ottenere un’esenzione per i possessori della Special Immigrant Visa, «ma non è probabile che venga concessa».

Ci sono circa 200.000 afgani che si trovano ancora in patria e 51.000 all’estero, di cui la metà in Pakistan, che sono in attesa di ottenere il visto per risiedere negli Stati Uniti; Trump, il 20 gennaio, ha intanto bloccato per 90 giorni le pratiche di ammissione dei rifugiati e gli aiuti esteri che finanziano i loro voli.

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Patrizio Cairoli
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