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Usa, un mese di Trump:
cosa sta cambiando nel travel

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Fu il neoletto presidente Franklin Delano Roosevelt, un democratico, a coniare – nel 1933 – il concetto di ‘100 giorni’: un lasso di tempo sufficiente per lasciare un’impronta, per indicare il percorso del proprio mandato, per stilare un primo bilancio. Dopo 92 anni, Donald Trump ha rivoluzionato anche la consuetudine di giudicare un governo dopo poco più di tre mesi, lasciando il segno in una frazione di tempo. Così, a un mese dal giuramento prestato all’interno del Campidoglio, a Washington, è già possibile valutare l’inizio del secondo mandato di Donald Trump da presidente degli Stati Uniti.

ROTTURA CON L’ERA BIDEN

Il Trump 2.0 ha già rispettato le aspettative, dimostrando la volontà di netta rottura con la precedente amministrazione Biden e, probabilmente, anche con il primo mandato del tycoon alla Casa Bianca: l’ampia vittoria alle presidenziali e la possibilità, almeno per i primi due anni, di avere il controllo delle due Camere del Congresso gli permetteranno di attuare le sue politiche, che appaiono più chiare e delineate rispetto a otto anni fa su temi quali l’immigrazione, l’istruzione, il commercio, la difesa, la politica internazionale. Trump è anche un uomo d’affari, con investimenti nel settore alberghiero: cosa aspettarsi, allora, per l’industria dei viaggi e del turismo nei prossimi quattro anni?

Dazi doganali, imposte sui redditi e lavoro saranno probabilmente i tre punti su cui si concentreranno le attenzioni dell’industria turistica Usa durante il secondo mandato di Trump, conscia che le politiche aggressive del presidente avranno ripercussioni dirette e indirette. L’agenda America First potrebbe per esempio avvantaggiare il turismo nazionale, con il miglioramento delle infrastrutture e delle reti di trasporto in vista di un quadriennio di eventi senza precedenti.

STRATEGIA “SHOCK AND AWE”

Canada, Messico, Cina, Unione europea. Nessuno è escluso dalla strategia shock and awe: terrorizzare, con pesanti dazi, alleati e rivali per convincerli a trattare. «Tutti si approfittano degli Stati Uniti», è il ritornello di Trump, che minaccia azioni senza precedenti. Ma neppure le guerre vinte sono senza vittime: i dazi inevitabilmente «alzeranno il costo delle importazioni statunitensi, a seconda degli Stati coinvolti», ha commentato Mark Woodworth, che guida il Woodworth Core Group, intervistato dal sito Hospitality Investor. «Per gli alberghi, si tradurrà in un aumento dei costi di FF&E (mobili, infissi e accessori, ndr), rendendo molto più difficile la possibilità di nuovi progetti». Jan Freitag, analista di CoStar Group e vicepresidente senior della società di analisi Str, ha sottolineato che i dazi potrebbero poi creare altri ostacoli, come per esempio «far crescere l’inflazione, costringendo la Federal Reserve (la Banca centrale statunitense) a tenere i tassi d’interesse più alti, più a lungo. I costi di costruzione continuerebbero probabilmente ad aumentare». Trump ripete che la Fed deve tagliare i tassi d’interesse per farli andare «di pari passo con i dazi», mentre è proprio il timore dell’effetto dei dazi a posticipare, nelle intenzioni dei banchieri, ulteriori tagli.

I POSSIBILI VINCITORI

Gli economisti prevedono che i dazi rafforzeranno il dollaro, già salito in queste settimane ai massimi degli ultimi due anni, rendendo più convenienti le vacanze all’estero per i residenti statunitensi, con evidenti opportunità per l’industria turistica italiana. Più costosi, al contrario, i viaggi verso gli Stati Uniti. «I dazi, se tutti uguali, sono positivi per il dollaro statunitense», ha commentato James Reilly, senior markets economist di Capital Economics, parlando con la Cnbc.

I dazi sui prodotti canadesi, annunciati e subito sospesi, hanno comunque mostrato il loro impatto potenziale, ha sottolineato Reilly: il 4 febbraio, quando i dazi sarebbero dovuti entrare in vigore, il dollaro statunitense ha raggiunto i massimi livelli in almeno un decennio rispetto al dollaro canadese, per poi perdere valore quando Trump li ha sospesi per un mese.
Anche se altri fattori influenzano l’andamento delle valute, l’incertezza sulle politiche commerciali «tende a rafforzare il dollaro statunitense», secondo gli analisti di JpMorgan.

MENO TASSE, PIÙ VIAGGI?

Un aiuto all’industria alberghiera potrebbe arrivare dalle politiche fiscali del nuovo governo. «La visione di Trump su imposte e normative ambientali è pro-individuo e pro-business», ha detto Woodworth, notando che «molte industrie potrebbero beneficiare di questo cambiamento». Un abbassamento delle aliquote fiscali potrebbe permettere alle famiglie di avere più contanti a disposizione per viaggi e vacanze e alle aziende di organizzare viaggi di lavoro. C’è poi la questione delle imposte federali sulle mance ricevute dai lavoratori del settore, che Trump vorrebbe eliminare: serve, però, l’intervento del Congresso per emendare le leggi tributarie. La volontà di Trump di cancellare una serie di regolamentazioni ambientali potrebbe poi dare sollievo, nel breve termine, agli operatori del settore, con una riduzione dei costi energetici e minori controlli sulle emissioni nocive. Già durante il suo primo mandato, poi, Trump era favorevole allo snellimento normativo, con l’intento di ridurre i paletti burocratici e i costi, facendo crescere i profitti delle imprese.

INCOGNITA LAVORO

L’occupazione è forse la questione che preoccupa maggiormente il settore ospitalità già da diversi anni. La situazione, con Trump, non è prevista in miglioramento, a causa della stretta sull’immigrazione. Anche se il proposito di espellere dagli Stati Uniti milioni di lavoratori irregolari è di difficile attuazione, qualsiasi azione volta a ridurre il bacino potenziale di lavoratori disponibili è vista negativamente dall’industria. «La riforma dell’immigrazione potrebbe avere un impatto sui lavoratori in arrivo negli Stati Uniti con permessi stagionali o permanenti», ha commentato Freitag.

Il settore ospitalità è il terzo più popolare tra i lavoratori irregolari, che rappresentano il 7,1% della forza lavoro totale, secondo i dati dell’American Immigration Council. Un numero inferiore di lavoratori disponibili potrebbe far aumentare il costo del lavoro e creare problemi a livello operativo. Inoltre, un’espulsione di massa di cittadini stranieri senza documenti potrebbe avere ripercussioni anche sui flussi migratori regolari e sull’arrivo di turisti, a causa di una percezione negativa sul trattamento, negli Stati Uniti, dei cittadini stranieri. I viaggiatori potrebbero inoltre essere dissuasi da controlli e pratiche burocratiche più lunghi e capillari. Il travel ban che Trump impose contro sette Stati a maggioranza musulmana nel 2017 portò a un calo degli arrivi internazionali, in quell’anno, con una riduzione degli arrivi dal Medio Oriente di quasi il 12% rispetto a un anno prima, secondo GlobalData.

CANADA AL CONTRATTACCO

Ci sono poi da considerare le possibili ritorsioni: dopo le minacce commerciali di Trump, il primo ministro canadese, Justin Trudeau, ha detto ai suoi concittadini di «scegliere il Canada», invitandoli a «cambiare i piani per le vacanze estive, scegliendo di restare qui». E i canadesi lo stanno ascoltando, secondo i dati di Flight Centre Travel Group Canada, preferendo agli Stati Uniti altre destinazioni, non necessariamente in patria. Ancora più evidente il calo dei viaggi per affari: secondo un sondaggio di Corporate Traveller/YouGov, il 40% delle piccole e medie aziende ha già rinunciato a viaggi programmati negli Stati Uniti. Secondo la U.S. Travel Association (Usta), i canadesi sono i principali visitatori internazionali: nel 2024, 20,4 milioni di canadesi sono andati negli States, spendendo 20,5 miliardi di dollari statunitensi. Una riduzione del 10% degli ingressi dal Canada, secondo l’Usta, metterebbe a rischio 140.000 posti di lavoro.

INCENTIVI E FONDI PER IL TURISMO USA?

La strategia America First potrebbe promuovere il turismo nazionale come mezzo per far crescere le economie locali. A questo proposito, si guarda all’introduzione di incentivi fiscali per le piccole aziende turistiche, a campagne di marketing per la promozione di vacanze negli Stati Uniti, a nuovi fondi per parchi nazionali e siti storici e al miglioramento delle infrastrutture e delle reti di trasporto. Miglioramenti necessari in vista di un quadriennio senza precedenti di grandi eventi negli Stati Uniti: la Ryder Cup di golf quest’anno, i festeggiamenti per i 250 anni dell’indipendenza e i Mondiali di calcio maschile nel 2026, le Olimpiadi e le Paralimpiadi nel 2028.

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