by Silvia Pigozzo | 8 Agosto 2017 7:00
Se da tempo si fa tanto discutere sull’introduzione di politiche di controllo per i grandi flussi turistici, quali numero chiuso e ticket di ingresso, in particolar modo per alcune località italiane ed europee ad alto patrimonio culturale e artistico, in Ticino il recente timido accenno del cosiddetto “turismo di massa” è stato accolto come una vera e propria manna dal cielo. E così l’eco mediatica suscitata dal video postato su Facebook dal brianzolo Capedit (più di due milioni e mezzo di visualizzazioni), ha permesso di accendere i riflettori sulla Val Verzasca, ai più nota ormai come le “Maldive a un’ora da Milano”.
A sua insaputa, la valle è finita infatti sulle pagine di molti media internazionali con il conseguente aumento effettivo di arrivi, anche di provenienza italiana, secondo mercato più importante del Ticino con una quota dell’8,7% registrata da gennaio a maggio 2017.
«Tutta pubblicità gratuita, ben vengano questo genere di iniziative che portano turismo e permettono di far conoscere il territorio», dice Roberto Bacciarini, primo cittadino di Lavertezzo, uno dei paesi della valle e luogo in cui si trova il ponte dei Salti a doppia arcata. «Il boom di presenze nei due fine settimana successivi al video, circa un 20% in più rispetto ai circa 3.600-4mila turisti giornalieri, c’è stato. Abbiamo constatato un incremento della presenza di italiani, anche se parlare di una vera e propria invasione mi è parso esagerato. E comunque la situazione è stata gestita in modo ordinato».
La piccola valle ha dovuto infatti fare i conti con viabilità, posteggi, e rifiuti generati dai visitatori. Ma il sindaco assicura: «Niente nuove sanzioni, la legge che regolamenta rumori molesti e spazzatura c’è già. Basta solo applicarla». E sull’ipotesi numero chiuso, dopo le polemiche sull’ondata di auto e bagnanti, Bacciarini ha sottolineato l’impossibilità di porre criteri di selezione, affermando che la Val Verzasca vive tre settimane piene l’anno e che quindi ha bisogno di flussi turistici importanti, anche di quelli “mordi e fuggi”. Inoltre, in Svizzera non c’è nemmeno la base legale per attuare limitazioni al territorio naturalistico, di proprietà del cantone e non del singolo comune.
Ma l’episodio del video su Facebook ha innescato anche un dibattito sulle politiche di promozione turistica, in particolar modo sull’uso dei media digitali. E se alcune istituzioni locali strizzano l’occhio a quel turismo Millennial, che se pur di passaggio, genera numeri e destination awareness, c’è chi invece sul tema è ancora molto cauto. È il caso di Elia Frapolli, direttore di Ticino Turismo, il quale non pensa che l’episodio possa avere ripercussioni importanti nell’economia turistica di un territorio che ogni anno registra otto milioni di pernottamenti, quattro milioni di ospiti giornalieri e un indotto di due miliardi di franchi, il 10% del Pip.
«Tuttavia da qualche anno Ticino Turismo ospita, oltre a giornalisti, anche blogger, influencer e instagrammer. L’ultimo è stato il fotografo americano Chris Burkard, che, postando molte fotografie del cantone e della val Verzasca in particolare, ha raggiunto oltre due milioni di “like” e centinaia di migliaia di commenti. Gli stessi che ci hanno fatto capire che diversi americani sono venuti in Ticino perché attratti da quanto pubblicato». Per l’ente turistico i social network rappresentano quindi una grande opportunità per il settore, quel passaparola virtuale creato dai turisti o dagli abitanti di un luogo che può portare a importanti benefici in termini promozionali.
La domanda è: si deve quindi puntare sopratutto sui canali digital per attrarre turismo e generare introiti? No, oggi la strategia vincente sta ancora in un marketing mix, ovvero il saper dosare sapientemente i diversi media, digital e tradizionali, in base al target di riferimento che si vuole andare a intercettare.
Ma se, con un budget annuale di quattro milioni e mezzo di franchi come quello a disposizione dell’ente, alla fine di questa estate ci si ricorderà della Val Verzasca grazie a un video amatoriale realizzato da un ragazzo italiano bisognerà pur sempre ammettere che, forse, questa promozione si è rivelata più efficace di una qualsiasi campagna mirata.
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