by Giorgio Maggi | 28 Febbraio 2018 12:00
«Senza fondi di investimento non si va da nessuna parte, non si può agire solo sui costi per crescere». Graziano Debellini, presidente di Th Resorts, ha le idee chiare sui “limiti” dell’industria turistica italiana, mentre da La Thuile annuncia l’accordo con il fondo Antirion per ristrutturare e gestire il Planibel[1]. Ma oltre alla montagna, nel futuro di Th potrebbe esserci il mare Italia. E Debellini non nega l’interesse verso «alcune strutture di Valtur disponibili dopo il concordato». Senza sottrarsi a una valutazione sulle scelte di Andrea Bonomi, il patron di Investindustrial che ha rilevato il t.o.: «Errori nel management. Tutti molto capaci, ma non nel prodotto alberghiero leisure».
Perché è così difficile avere aziende in crescita?
«Non è una semplice questione di liquidità. Serve soprattutto professionalità, la stessa che ci siamo guadagnati noi in anni e anni di lavoro, e che ci ha reso appetibili per un investitore come Cassa Depositi e Prestiti».
Cosa manca, quindi?
«È un problema di manager, basti vedere quanti è difficile trovare un ceo capace in ambito alberghiero-leisure nel panorama italiano».
Tornando a Th Resorts. Quali sono i prodotti su cui puntate per raggiungere i 100 milioni di fatturato a cui puntate?
«Siamo nati con la montagna, quindi è logico che continuiamo a guardare con interesse a nuove strutture, anche in Valle d’Aosta. Proprio il turismo invernale sulle Alpi è un segmento che è tornato a crescere, complice anche la sicurezza che dà la neve programmata. Lo si vede da quanto la montagna è presente negli spot, per non parlare delle aziende di abbiagliamento orientate ai tessuti tecnici. E proprio con qualcuna di queste metteremo in piedi operazioni di comarketing».
A proposito di montagna, come diventerà il nuovo Planibel di La Thuile?
«Vogliamo trasformarlo in un vero bleiure-family hotel, ma capace anche di competere sul mercato Mice, con tanti servizi per differenziare l’offerta e la presenza di una forte componente straniera. Un po’ quello che vorremmo riuscire a fare in ottica incoming anche altrove, sfruttando tutto quello che può offrire l’Italia».
Su quali mercati?
«Nord Europa in particolare, ma guarderemo anche più lontano».
E la Cina, non temete chi ha già incominciato a muversi in questo senso?
«Di cinesi ce n’è per tutti, mi verrebbe da dire».
Ci sono progetti anche per il mare Italia?
«Certo, oltre a Lido di Venezia e Celle Ligure, siamo interessati ad alcune delle strutture di Valtur che si renderanno disponibili dopo il concordato».
A quali modelli guardate per riposizionare il vostro prodotto?
«In Italia non ne vedo molti, anche se studiamo tutti i concorrenti. Club Med, comunque, rimane sempre un modello a cui tendere, anche se rappresenta una fascia molto alta di clientela».
Cosa pensa delle recenti vicissutidini di Valtur?
«Credo che siano stati commessi degli errori nella scelta del management (notizia recente l’arrivo di Gabriele Del Torchio[2], come advisor accanto all’ad Elena David, ndr). Tutti molto capaci, ma non nel tipo di prodotto alberghiero leisure caratteristico di Valtur. È un peccato, perché servirebbero quattro o cinque concorrenti forti in Italia per dare vita a un vero consolidamento del mercato».
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