Varsavia, regina di musica e storia sulla Vistola – Il Reportage

by Claudia Ceci | 22 Luglio 2024 15:47

Le grandi capitali chiamano, Varsavia risponde. La città nel cuore della Polonia che sorge lungo le rive della Vistola, tagliata in due dal suo corso sinuoso, lancia una proposta turistica ispirata alla sua “nuova” identità: fresca, giovane, dinamica, votata al design e alla vivacità.

Ideale per un’estate lontana dal turismo di massa, weekend o city break che sia, o come tappa di un tour dell’est Europa.

La spinta vitale al futuro sembra stampata nel dna di Varsavia, che al tempo stesso custodisce un passato glorioso da rivivere e mostrare: quello della Varsavia reale; così come quello dell’infanzia e della giovinezza del compositore Fryderyk Chopin. Tempi di indiscutibile eleganza, nella città all’epoca definita la “Parigi del nord”.

La capitale polacca porta con sé anche un passato difficile e struggente, che nessuno cerca di nascondere. Lo mostra la traccia del muro di quello che fu il ghetto, così come lo raccontano il Museo Polin sulla storia degli ebrei polacchi e il Museo dell’Insurrezione di Varsavia. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la città fu rasa al suolo per l’85% a suon di dinamite dai tedeschi in ritirata, mentre l’armata russa avanzava. Eppure è davvero rinata.

Arrivarci è semplice e il numero di turisti italiani[1] è infatti in crescita: la compagnia di bandiera Lot Polish Airlines offre voli giornalieri diretti da Roma e da Milano, e in poco più di due ore ci si ritrova nell’est dell’Europa. Nel tour approfondito della città ci accompagna Joanna, guida esperta, innamorata della sua città e anche del nostro Paese.

Ha un entusiasmo contagioso, mentre ci conduce nell’esplorazione di Varsavia per buona parte a piedi, dandoci la possibilità di passare attraverso mondi diversi: tra palazzi storici di fine Ottocento scampati ai bombardamenti, modernissimi e sofisticati grattacieli come l’hub di Google, il Palazzo della Cultura e della Scienza (che qualcuno in città chiama “il mostro”) fatto edificare da Stalin secondo i canoni del realismo socialista, aree industriali recuperate, parchi e giardini, quartieri artistici e innumerevoli locali di design.

TOUR REALE, SI PARTE DALLA CITTÀ VECCHIA

La prima immersione è sulle orme dei reali. Si parte dalla Città Vecchia, ricostruita e restaurata pietra dopo pietra con un lavoro partito dal basso, che ha coinvolto tutti i cittadini – ognuno ha partecipato per quanto poteva, per ricostruire l’identità nazionale – e che ha tratto ispirazione dalle vedute del Canaletto, dipinti tanto dettagliati da consentire di rimettere in piedi ciò che era andato perso.

piazza del mercato Città Vecchia Varsavia

La Città Vecchia, dunque, centro storico e cuore della capitale, divenuta Patrimonio Unesco. Con le case colorate, i vicoli e la Piazza del Mercato, dove campeggia la sirenetta simbolo della città: nata nella Vistola, con lo scudo protegge i suoi abitanti.

Qui c’è anche il Castello Reale, prima delle residenze che si incontrano lungo la Strada Reale, una via lunga circa 10 chilometri dove si concentrano chiese ed edifici storici della capitale, che raggiunge il Parco Reale Łazienki e la residenza estiva dei re, Palazzo Wilanów. Anticamente, la strada era l’arteria principale che collegava Varsavia a Cracovia.

Il castello ha origine nel XIV secolo; fu ampliato e ristrutturato da architetti italiani nel XVII secolo, assumendo forma poligonale; qui nacque nel 1791 la prima Costituzione in Europa. Distrutto completamente durante la Seconda Guerra Mondiale, è stato ricostruito tra il 1971 e il 1984 in stile barocco, con l’aiuto di alcuni frammenti superstiti. È patrimonio Unesco dal 1980. Oggi ospita collezioni d’arte, è sede di eventi culturali e indubbiamente simbolo di quella citata ricostruzione dal basso. Lo dimostra il grande salvadanaio al centro del cortile, che raccoglieva le offerte dei cittadini.

Lungo la Royal Route si incontra anche una delle mete preferite dai turisti e dai cittadini per passeggiare nella natura: il Parco Łazienki, che prende il nome dall’omonima residenza estiva dell’ultimo re polacco Stanislaw August Poniatowski, costruita in stile neoclassico che sorge sull’acqua. Quasi ottanta ettari di verde per il parco che custodisce la più famosa statua di Chopin. Dalla primavera a fine autunno, ogni domenica mattina pianisti affermati da tutto il mondo si esibiscono nell’interpretazione del geniale compositore, attirando moltissimi visitatori.

concerto Chopin Varsavia

A Chopin, che trascorse infanzia e prima giovinezza nella capitale polacca prima di trasferirsi a Parigi, Varsavia dedica un museo nel Palazzo Gniński: spartiti originali, agende, il suo ultimo pianoforte, biglietti per i concerti dell’epoca, l’ultima lettera scritta alla famiglia dalla capitale francese, oggetti personali, busti, uno stampo della sua mano. Più di 7mila oggetti e un allestimento su quattro piani. Aperto 14 anni fa, nel 2010 (per i 200 anni dalla nascita dell’artista) il museo interattivo è stato visitato da oltre un milione di turisti internazionali. Varsavia conserva anche i resti del cuore di Chopin, nella chiesa della Santa Croce, custoditi come la reliquia di un santo.

Ma torniamo sui passi dei reali polacchi, con un altro rimando a Parigi. A circa 6 chilometri dal Parco Łazienki c’è Palazzo Wilanów, residenza estiva del re Jan III Sobieski della seconda metà del XVII secolo, anche nota come “Piccola Versailles”. Una villa barocca realizzata per ricordare a Maria, adorata moglie del re, il suo Paese, la Francia. La struttura è circondata da parchi e giardini storici.

Pałac Wilanów Varsavia uff st

VARSAVIA: EBREI, GUERRA E INSURREZIONE

Del muro del ghetto resta, sostanzialmente, una traccia a terra per conservarne la memoria dopo la distruzione: targhe in ghisa lungo i marciapiedi che ne segnano i vecchi confini. C’è però il cosiddetto itinerario ebraico di Varsavia, che prima della seconda guerra mondiale è stata uno dei più grandi centri di cultura ebraica in Europa. Proprio nella zona che un tempo fu il ghetto, sorge il Museo Polin, che ripercorre i mille anni di storia degli ebrei polacchi. Davanti all’edificio, si innalza il monumento agli Eroi del Ghetto, eretto nel 1948.

traccia muro ghetto Varsavia

Inaugurato nel 2013, il museo si fa notare subito per la struttura con vetrate e specchi. La sala principale ricorda un burrone, con le pareti ondulate, simboleggia l’apertura e l’attraversamento del Mar Rosso durante l’esodo di Mosè e del suo popolo verso la Terra Promessa.

Poi, l’esposizione interattiva, racconta tutta la tradizione ebraica europea, dall’epoca medievale all’Olocausto (a cui il mueso dedica un’ampia sezione e che in tutta la città è ricordato con numerosi memoriali), passando per storia, cultura, usi e costumi. Otto gallerie attraversano periodi diversi della storia ebraica: tra i luoghi ricreati, la riproduzione del tetto della sinagoga di Gwoździec del XVII secolo, le stanze di una casa tradizionale, le strade del Ghetto di Varsavia. Ci si lascia trasportare nelle diverse epoche della storia, durante la visita, vivendo emozioni contrastanti durante il “viaggio”. Ed è l’unico museo al mondo che narra oltre mille anni di storia ebraica in un solo Paese.

Il 1° agosto 1944 – di cui si avvicina l’anniversario degli 80 anni – è una data cruciale nella storia della capitale polacca, l’inizio della resistenza contro i nazisti. La città la celebra con il Museo dell’Insurrezione di Varsavia, nel quartiere Wola. Entrando, si rivive la narrazione dei 63 giorni di rivolta degli abitanti; una lezione e un esempio per tutta l’Europa. nei primi giorni di tumulti, i tedeschi subirono ingenti perdite e gli insorti riuscirono ad assumere il controllo di alcuni punti strategici. Ma l’esercito nemico era più preparato e strutturato e prese presto il sopravvento. Le conseguenze furono terribili: il 2 ottobre 1944, Hitler ordinò la distruzione di Varsavia, che fu rasa al suolo. Protagonista del museo è proprio il popolo: all’ingresso è riprodotta una strada della Varsavia insorta, con trincee, palazzi abbandonati, scritte sui muri, fori di proiettile. La collezione raccoglie circa 800 oggetti legati alla rivolta – armi, uniformi, bandiere, lettere d’amore, registrazioni – e più di 1.000 fotografie di quei giorni. Il museo interattivo non si ferma all’insurrezione, ma racconta anche il contesto internazionale, le storie personali e infine l’occupazione comunista che seguì la rivolta.

LA CAPITALE POST INDUSTRIALE

Restiamo nel quartiere Wola, ma spostiamoci in un’altra Varsavia. Dove si vive l’atmosfera intrigante del distretto post industriale. Un recupero esemplare di vecchie fabbriche. Mattone su mattone per tornare a nuova vita. Come nel caso della Norblin Factory, nata su un’area di due ettari nell’Ottocento come fabbrica di argenteria e oggetti di metallo. Oggi è diventata un complesso multifunzionale di design – con uffici, negozi, decine di ristoranti e bar (una vera e propria food town internazionale), un cinema boutique – e soprattutto un museo a cielo aperto, con esposizione di manufatti Norblin che attraversano varie epoche. Il posto perfetto per trascorrere il proprio tempo libero a Varsavia.

A fianco, un altro spazio post industriale: le Warsaw Breweries, ex fabbriche di birra ottocentesche che fino a prima della guerra producevano oltre 8 milioni di bottiglie di birra all’anno. Un’area recuperata e pluripremiata per architettura e design, oggi popolata da ristoranti. La chicca è il Browary Warszawskie, birrificio artigianale che riprende la tradizione e dove c’è stato anche il tempo per una degustazione di birra (ne producono 18 diverse) spillata direttamente dai silos.

Avvicinandoci alla Vistola, c’è un altro esempio di riqualificazione urbana: Elektrownia Powiśle, la ex centrale elettrica di Varsavia, progettata nel 1904 per alimentare la città. Adesso combina storia e modernità nell’ospitare negozi, ristoranti, hotel. Un progetto pluripremiato a cui hanno lavorato insieme un centinaio di architetti.

GREEN, LUNGOFIUME E QUARTIERE PRAGA

Ancora qualche passo verso il fiume e si raggiunge la Biblioteca universitaria di Varsavia; sul tetto, uno degli spazi verdi più belli della città. Riduttivo definirlo giardino: somiglia di più a un bosco, con passerelle, corsi d’acqua e panorama della città. Le pareti trasparenti della biblioteca permettono di sbirciare all’interno mentre si è immersi nella vegetazione. L’oasi verde attrae tanto gli studenti, quanto gli abitanti e i turisti.

È tempo ora di passare dall’altra parte della Vistola per scoprire il Quartiere Praga. Passando davanti al Centro delle Scienze Copernico si scende sul lungofiume incontrando un’altra sirena. Da qui si cammina verso sinistra, guardando la Vistola, per percorrerne i boulevard. Pista ciclabile, spiagge, sdraio, panchine, parco acquatico con fontane danzanti, attrazioni, giri in battello, bar panoramici per un’area che – soprattutto in estate – vive di giorno e di notte.

Il ponte pedonale conduce direttamente al Quartiere Praga, sulla riva destra del fiume. Un’area molto vasta – emblema di multiculturalità nell’Ottocento per la convivenza tra polacchi, russi ed ebrei –che ha subito meno danni durante la guerra e oggi è considerato uno spazio artistico, famoso per la street art e i murales.

koneser Varsavia quartiere Praga

Qui c’è un altro luogo tornato a nuova vita, il Koneser Praga Centre. L’invenzione della vodka è ancora argomento dibattuto, ma l’ex fabbrica Koneser dal 2018 è diventata il Museo della Vodka Polacca: installazioni multimediali che ripercorrono 500 anni di storia della bevanda nazionale per secoli consumata anche a corte, dalle materie prime alle esposizioni di bottiglie, per finire – anche qui – con una divertente degustazione e scoprire i segreti di uno dei superalcolici più amati nel mondo.

La capitale della Polonia non è solo una destinazione perfetta per un weekend o un city break, ma soprattutto – e questo secondo il parere di chi scrive è un ulteriore motivo per visitarla – è una città rinata su misura per i propri abitanti, studiandone le esigenze e i desideri. Come nel caso della già citata biblioteca con giardino pensile.

Passare qualche giorno a Varsavia è anche il modo migliore per scoprirne la deliziosa tradizione gastronomica. A partire dai tipici pierogi[2], ravioli ripieni, a scelta, di carne, formaggio, cavolo, funghi o, nella versione dolce con la frutta. Provare per credere. Joanna consiglia di non fermarsi ad assaggiarli nella città vecchia, ma andare a caccia della cucina locale nelle zone della città meno battute dai turisti.

nobu hotel Varsavia

Intanto, in tutti i principali quartieri della città continuano a “fiorire” prestigiosi alberghi, come il Nobu Hotel Varsavia con l’ormai celebre ristorazione giapponese, che ha ospitato il press trip. Un piccolo gioiello situato in posizione strategica per visitare la città. Design raffinato, stile originale con richiami industrial per un boutique hotel di altissimo livello. E chi l’avrebbe detto di poter rientrare in albergo dopo aver girato la città e, una volta in camera, trovare un giradischi e rilassarsi a fine serata ascoltando un vinile di David Bowie.

Le foto pubblicate sono state realizzate dall’autore del reportage e fornite dall’Ente nazionale polacco per il Turismo, organizzatore del press trip
Endnotes:
  1. numero di turisti italiani: https://www.lagenziadiviaggimag.it/polonia-118mila-turisti-italiani-nel-primo-trimestre/
  2. tipici pierogi: https://www.viaggioff.it/polonia-per-food-lover-la-ricetta-degli-amatissimi-pierogi/

Source URL: https://www.lagenziadiviaggimag.it/varsavia-regina-di-musica-e-storia-sulla-vistola-il-reportage/