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Nuovi villaggi per Veratour.
Pompili: «Non quelli Valtur»

«Oggi il mercato del tour operating italiano è solido, i player sono ben posizionati. La vicenda Valtur ci addolora perché rappresenta un marchio storico, a cui ci siamo anche ispirati». Le parole di Stefano Pompili, direttore generale di Veratour, intervenuto a Milano alla conferenza stampa sui dati di bilancio del tour operator, suonano quasi malinconiche: «Spero che la situazione si risolva il prima possibile, per il bene dell’azienda stessa e dei lavoratori. Veratour, dal canto suo, continua a voler essere un’azienda familiare, a voler esportare il made in Italy nel mondo attraverso i driver di cucina, animazione e assistenza, ma avvicinandosi sempre più al concetto di catena alberghiera e a scegliere il trade come unico ed esclusivo canale di vendita. E non siamo attualmente interessati ad acquisire le strutture di proprietà Valtur».

Eppure nel piano di sviluppo di Veratour per il prossimo triennio 2018-2020 sono in previsione le aperture di cinque o sei nuovi villaggi sul corto, medio e lungo raggio per un investimento di circa 30 milioni di euro, spalmato sui tre anni, e una crescita del valore della produzione pari a circa il 7% annuo, con l’ambizioso obiettivo di arrivare a 250 milioni di euro di fatturato alla fine del triennio. Obiettivi che, a guardare i numeri della storia del t.o. fondato a Roma nel 1990, sembrano alla portata di Veratour.

«Il fatturato 2017 segna un record con 204 milioni di euro e una crescita del 15% rispetto al 2016. È crescita anche la marginalità con un Ebt di 11,5 milioni di euro (+15%), con una stima di utile netto di circa 8 milioni di euro», ha sottolineato Carlo Pompili, amministratore delegato e fondatore di Veratour. Si consolida anche la situazione finanziaria con la Pfn che tocca i 31 milioni di euro al 31 dicembre 2017, rispetto ai 24 milioni di fine 2016. «Insomma, si tratta del 28esimo bilancio consecutivo in utile. La nostra azienda è solida e senza debiti. In futuro, probabilmente sarà necessario contare anche su un supporto finanziario erogato magari da un istituto di credito. Ma non parliamo di fondi di investimento», ha precisato l’ad.

I risultati economici sono trainati dalle vendite principalmente nel Mediterraneo (tranne Italia) e isole Canarie con una quota di mercato del 33%, Caraibi e Stati Uniti con un 26%, in flessione rispetto al 32% del 2016, «e qui non paga il sentiment dei recenti uragani nell’area caraibica», precisa Stefano Pompili. Oceano Indiano, Medio ed Estremo Oriente ricoprono una quota del 18%, l’Italia del 15%. «E con grande piacere – sottolinea – rivediamo affacciarsi sul mercato turistico Egitto, Mar Rosso e Tunisia, che insieme hanno pesato dell’8% sulla distribuzione geografica del fatturato».

Veratour conferma il rafforzamento delle partnership con le compagnie aeree e gli investimenti nel settore “linea”, ovvero viaggi tailor made che offrono vacanze personalizzate con il supporto dei voli charter e che ha segnato un incremento del 20% circa anche grazie al nuovo software Piter attraverso il quale operano gli agenti di viaggio per la costruzione di preventivi per il cliente finale.

Confermato anche lo sviluppo sul trade: «Le agenzie viaggi restano il nostro unico ed esclusivo canale di vendita. Il 4 aprile apriremo una nuova area riservata Veragenzia con un rinnovato motore di ricerca per la prenotazione dei nostri villaggi, un’area news che consentirà alle adv di essere sempre aggiornate e un’integrazione con il sistema Piter per la formulazione in tempo reale dei preventivi per i viaggi con voli di linea», ha concluso Daniele Pompili, general manager divisione villaggi.

 

 

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