Via libera all’ennesima bad company di Alitalia
Tagli a rotte e aeromobili, per rendere la compagnia più appetibile sul mercato per gli eventuali compratori. Secondo fonti di stampa, il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha dato il via libera alla terza bad company di Alitalia in poco più di dieci anni.
Dalla prima, quella del fallimento del 2008, che portò poi alla cordata dei «capitani coraggiosi», a quella del 2014 che vide l’ingresso del socio arabo Etihad. Adesso invece, il nuovo “ramo secco” dell’ex vettore di bandiera permetterà ai futuri acquirenti di non dover rimborsare nulla ai creditori (sono più di diecimila), dal momento che si tratterà di posizioni iscritte come insinuazioni al passivo al tribunale fallimentare di Civitavecchia.
«Chi acquisirà gli asset di Alitalia non dovrà acquisire anche il debito nei confronti dello Stato», ha spiegato Patuanelli, con la conseguenza che il debito resterà invece in carico ai contribuenti. Il che solleva ancora più dubbi sull’esito che avrà la (doppia) procedura per aiuti di Stato aperta dalla Commissaria Ue Margrethe Vestager per il prestito-ponte da 900 milioni (e ora rinnovato per altri 400).