Viaggi d’affari in cerca del rimbalzo grazie al bleisure
Il business travel nel 2021 ha ripreso quota, ma è stato un volo a planare con navigazione a vista perché le altalenanti norme e restrizioni Covid hanno di fatto compromesso una piena ripresa. I viaggi d’affari che dopo un 2020 disastroso, con -63% in termini di spesa, nel 2021 ha recuperato un 15% raggiungendo quota 8,8 miliardi di euro, contro i 7,6 segnati nel primo anno covid. Ben lontani dai 23,7 miliardi di euro che era stato il volume di spesa nel 2019.
Questa la fotografia scattata dall’Osservatorio su Digital Innovation e Business Travel del Politecnico di Milano e dell’Università di Bologna presentato ieri in streaming. Un comparto con una rincorsa al recupero segnata da troppi stop&go.
Il numero totale dei viaggi business nell’anno appena conclusosi, è stato infatti di quasi 15.300 contro i 13.600 del 2020, pari ad un +12%, ma è stata la reattività del mercato nazionale a salvare l’anno con una spesa di 3,8 miliardi di euro (+16% sul 2020) mentre quello internazionale risulta ancora in forte sofferenza con 5 miliardi (nel 2019 erano il doppio).
E per il 2022 le previsioni dell’Osservatorio sono all’insegna della massima prudenza con una stima di spesa che si attesterà sugli 11 miliardi di euro , ancora a -47% rispetto ai livelli che si erano raggiunti nel 2019, ultimo anno di riferimento prima della pandemia.
Un’onda lunga che si è riversata pesantemente sulle modalità di spesa e sul pricing di questo prezioso segmento: nel 2021, infatti, i prezzi hanno registrato un incremento ad eccezione del trasporto con un -8% nelle tratte nazionali e -1% nei voli europei. Mentre le tariffe per i voli a lungo raggio hanno fatto segnare un aumento dell’8%, seguiti dai rincari del trasporto ferroviario (+7%) e del noleggio-sharing delle auto (+6%), con una impennata del costo-carburante lievitato del 9%, che spiega l’aumento generale della spesa.
Dato non certo marginale se si considera che la voce trasporti nelle trasferte di lavoro incide per il 52% sui budget delle aziende o degli uomini d’affari con una spesa complessiva di 4,5 miliardi di euro. Segue poi la voce di spesa degli alberghi, lievitata in un anno di 310 milioni di euro con 2,5 milioni di pernottamenti in più maturati prevalentemente nella seconda metà dell’anno. Lieve aumento anche nella spesa per la ristorazione con più di 200 milioni di euro rispetto al 2020.
Da qui, secondo gli analisti dell’Osservatorio, il cambio di rotta nella travel policy delle aziende: una su due (47%) ha infatti deciso di modificare le modalità dei viaggi aziendali e ben il 98%, praticamente tutte, hanno avviato già da quest’anno un processo di digitalizzazione del business travel management che segneranno in modo significativo l’approccio dei referenti operativi, ovvero quelle agenzie di viaggi e operatori specializzati nel turismo d’affari.
Prenotazioni e pagamenti si confermano le attività più digitalizzate con un buon 61% di aziende che prenota i servizi di viaggio attraverso strumenti digitali ed un 86% di queste che utilizza strumenti di pagamento elettronico per finalizzare l’acquisto. Così come il 67% delle aziende ha già introdotto sistemi digitalizzati per la rendicontazione delle spese.
Altro fattore destinato a caratterizzare la svolta operativa del business travel nei prossimi anni è la sempre più pressante esigenza di imprese e uomini d’affari in viaggio di poter disporre di informazioni attendibili e aggiornate sulle destinazioni. Non a caso l’Osservatorio rileva che il 39% delle aziende si è dotato di sistemi di tracciamento e di piattaforme con sistemi di informazioni affidabili sulle destinazioni e sugli eventuali rischi di viaggio. Ma c’è di più: il 26% delle aziende ha infine integrato direttamente nel processo autorizzativo dei parametri di sicurezza minimi da rispettare per procedere successivamente con l’organizzazione del viaggio.
«Sotto il profilo quantitativo, considerato che per recuperare la metà di quanto perso nel 2020 sarebbe servito un incremento del +75%, è evidente che manca ancora il segnale di un rapido ritorno agli standard cui eravamo abituati – ha commentato Andrea Guizzardi, direttore dell’Osservatorio Business Travel – e alla luce di tutto questo il 2022 dovrebbe chiudersi con una spesa poco sotto gli 11 miliardi di euro, a -47% rispetto ai livelli pre-pandemia. Nel frattempo, però, crescono soprattutto i viaggi motivati da riunioni interaziendali (+17%), segnale della volontà di tornare ad incontrarsi di persona. Tuttavia, la ridotta dimensione dell’incremento è indice che l’utilizzo delle tecnologie per la comunicazione a distanza continua ad essere rilevante a causa della paura dettata dalla pandemia in corso».
Ed infatti l’Osservatorio evidenzia come le principali strategie adottate dalle aziende, sempre più sensibili anche alle tematiche green della sostenibilità riguardano la riduzione delle emissioni con il 78% dei rispondenti che sostituisce, se possibile, il viaggio con incontri online, oppure il 29% che per le tratte medio-brevi predilige mezzi più sostenibili rispetto all’aereo o che offre ai dipendenti auto green (22%).
Assume, infine, maggior rilevanza rispetto al passato anche la gestione del bleisure (il 28% delle aziende dà la possibilità di aggiungere al viaggio di lavoro delle giornate di svago/vacanza). Legato a questo, sembra farsi strada anche l’attenzione al lavoro da remoto, con almeno il 14% delle aziende che offre ai propri dipendenti la possibilità di lavorare da spazi alternativi all’ufficio o, nel 6% dei casi, convenzioni per lavorare da luoghi di vacanza (workation), ma si tratta ancora di deboli segnali di quella che, comunque, potrebbe diventare una rivoluzione di un certo valore nei prossimi decenni.