Un viaggiatore europeo su due è pronto a partire già nel primo semestre del prossimo anno: è quanto monitorato dallo studio della European Travel Commission sul sentiment dei turisti europei rispetto al post Covid.
La voglia di viaggiare, anche se ancora delimitata a destinazioni di prossimità e quindi presumibilmente all’interno dell’Unione europea, è stata espressa dal 54% dei potenziali viaggiatori e, tra questi, un buon 40% ha dichiarato di voler effettuare vacanze sul territorio nazionale. Anche se l’8% degli intervistati che effettueranno viaggi all’estero, ha manifestato molta incertezza sul Paese straniero da scegliere per trascorrere una vacanza.
Per gli analisti di Etc, comunque, è un buon segnale, anche perché il 65% degli europei propensi a viaggiare già dai primi mesi del 2021, lo farà per leisure e solo il 20% per visitare parenti e amici.
Altra utile indicazione riguarda la modalità, poiché per il 21% dei potenziali turisti il city break sarà la formula preferita e un buon 39% sceglierà i primi mesi del prossimo anno per effettuare una vacanza sulla neve.
Si tratta di aspettative e di propensioni su cui grava il punto interrogativo della terza ondata del Covid, che nessuno ad oggi è in grado di scongiurare, ma la volontà di organizzare viaggi e vacanze e uscire così dall’incubo pandemia è pur sempre una indicazione positiva. Infatti, tra le preoccupazioni espresse dagli intervistati vi è quella di incappare nelle misure di quarantena e ammalarsi nel luogo di destinazione (39%). Di certo, considerando che un buon 35% di potenziali viaggiatori non sa ancora quando prenotare, l’industria dei viaggi dovrà attrezzarsi al meglio per gestire l’ondata di prenotazioni last minute.
A commento dello studio, il direttore esecutivo di Etc, Eduardo Santander, osserva che «nonostante il ripristino di forti restrizioni in alcuni Paese, la voglia di viaggiare permane in buona parte della popolazione attiva europea. Da qui la necessità di trovare efficaci sinergie per uniformare i protocolli di sicurezza tra i Paesi europei e permettere almeno all’interno del vecchio continente una sia pur prudente ripresa di viaggi e soggiorni, pensando anche a salvare una parte della stagione invernale che interessa da vicino le destinazioni sciistiche».