Viaggi, rimbalzo di Pasqua:
parola di Mr Hotelbeds
Con la crisi quasi alle spalle, il 2022 vedrà l’industria del travel riprendere la traiettoria interrotta bruscamente dalla pandemia. Ne è convinto Carlos Muñoz, chief commercial officer di Hotelbeds che, studiando l’andamento globale delle vendite della bedbank, analizza i modelli di ripresa e quelle che saranno le sfide che attendono il settore in una fase del tutto nuova. Dalla centralità della capacità aerea all’effetto rimbalzo sul booking, passando per i modelli distributivi e l’innovazione di prodotto.
Omicron, a fine 2021, ha compromesso una ripresa che sembrava avviata. Cosa ci dobbiamo aspettare adesso?
«Il 2021 è stato un anno difficile perché quando è iniziata la pandemia speravamo fosse davvero l’anno della ripresa, grazie alle vaccinazioni e all’allentamento delle restrizioni. In realtà è stato un anno di recupero, ma negli ultimi mesi Omicron ha frenato la crescita. Ciò che dalla scorsa primavera-estate ha segnato il ritmo delle prenotazioni e il fluttuare dei viaggi è stato senza dubbio il grado di restrizioni imposte dai governi. Quando queste sono state allentate il recupero, a livello pressoché globale, è stato repentino. La stessa dinamica si sta replicando ora: le recenti aperture hanno fatto in modo che la domanda cresca molto di più e in maniera molto rapida. È il cosiddetto effetto rimbalzo e credo che da Pasqua in poi sarà ancora più forte».
Quali sono i Paesi-modello per le riaperture?
«Se penso all’Europa, il Regno Unito è stato e sarà ancora un indicatore di quello che accadrà nel resto dei mercati. L’impennata di prenotazioni Uk dopo le riaperture è segnale importante per tutta l’industria. Durante questi due anni, però, abbiamo anche visto mercati che durante la crisi hanno funzionato molto bene. Usa, Brasile e Messico hanno superato i livelli pre Covid già lo scorso anno – grazie anche al bacino domestico e al fatto che non hanno quasi mai chiuso del tutto i viaggi – e proseguiranno in questa direzione. Anche Dubai, dove il governo ha messo in atto misure importanti per sostenere il turismo, sta registrando numeri sopra la media. Ancora una volta, quindi, quello che ha definito il livello delle prenotazioni sono state le restrizioni, senza per questo volerle criticare, sia chiaro».
L’Asia-Pacifico, invece, quando ripartirà?
«Sicuramente l’Asia è stata la regione più colpita. È stata la prima a entrare nella pandemia e sarà l’ultima a uscirne. Il raggiungimento dei numeri pre Covid non avverrà prima della fine del 2023».
Gli Usa hanno ripreso a correre, ma non del tutto.
«Gli Stati Uniti sono un mercato in piena ripresa e ormai le aperture degli hotel sono totali. Solo in alcuni casi si è registrato una carenza di camere disponibili, dovuti alla mancanza di personale e questo problema interessa più i ristoranti e i locali. Nel complesso, però, i numeri sono ormai pari al 2019».
Anche in Europa potremmo avere problemi simili?
«No, non credo che in Europa si verificherà. Piuttosto, in vista dell’estate, bisognerà tenere d’occhio la capacità aerea. Le compagnie negli ultimi mesi hanno riconsegnato numerosi aerei in leasing e le flotte si sono ridimensionate. Questo potrà creare un effetto collo di bottiglia per la crescita. Dipenderà tutto dalla domanda: se sarà molto alta e repentina è possibile che non ci sarà la possibilità per le compagnie aeree di far crescere l’offerta in tempo utile per soddisfarla».
Intanto le compagnie aeree hanno imparato a essere flessibili…
«L’incremento della capacità aerea ci sarà, ne sono certo. Ma bisogna capire quale dinamica seguirà: se rincorrerà la domanda o cercherà di anticiparla e se ci saranno aeromobili sufficienti per operare a pieni motori con la necessaria flessibilità dopo due anni di lenta ripresa».
L’effetto rimbalzo porterà a un aumento smisurato dei prezzi?
«Al momento non sta avvenendo ed è troppo presto per dirlo. Il costo medio della stanza a livello globale ha registrato una caduta nei primi mesi della pandemia assestandosi sui livelli pre Covid. Ad oggi non abbiamo sentore di un aumento vertiginoso, ma dipenderà dalla domanda: quanto sarà improvvisa e quale sarà la sua portata su determinate destinazioni».
Consolidamento da un lato, colossi dell’online dall’altro: qual è lo stato di salute della distribuzione?
«Ci sono importanti movimenti di consolidamento in alcuni Paesi europei, Spagna e Italia per esempio, ma questo non inciderà sul ruolo centrale dell’intermediazione. Anche se può essere meno rilevante per il mercato domestico, sui viaggi internazionali diventa strategica la sicurezza e la competenza del turismo organizzato in un momento che è ancora caratterizzato da dubbi, incertezze e regole cangianti. In questo caso, agenzie e operatori ne usciranno rafforzati».
Pagamenti, flessibilità, servizi: quale sarà il prossimo “gamechanger” del turismo nel post Covid?
«Come intermediari siamo “obbligati” a generare valore e in ogni periodo storico questo significa qualcosa di differente. Solo 15 anni fa si generava valore incorporando sempre più hotel e destinazioni alla nostra offerta. Oggi, invece, è necessario curare la qualità del prodotto, il prezzo e i servizi offerti. Il passo successivo credo sia quello di riuscire a creare combinazioni uniche e innovative dei vari prodotti: volo, hotel, esperienze, servizi accessori e altro. Bisognerà dare al cliente qualcosa che non si può ottenere in nessun’altra maniera».
Tornando al futuro più prossimo, quali sono i trend per la primavera-estate in Europa?
«Prevediamo una forte domanda per il Sud Europa, Italia inclusa. Da Pasqua in poi anche le città europee registreranno un forte recupero: il nostro continente, sebbene abbia faticato tanto a causa delle restrizioni, ha un fortissimo mercato interno che è pronto a ripartire non appena sarà possibile. È una tendenza già in atto in questi giorni. Entro la fine dell’anno mi auguro che l’Europa raggiunga i numeri pre-Covid con una spinta estiva per il Mediterraneo e una coda lunga in autunno per le città».
E per il nostro Paese nello specifico?
«L’Italia sta recuperando con forza e il mercato britannico e statunitense (praticamente assenti durante gli ultimi due anni) sono già centrali in questa prima fase di prenotazioni per l’incoming. Seguono quello tedesco e spagnolo. Anche in questo caso Pasqua sarà la chiave di volta per i mesi a venire».
Su cosa ha lavorato Hotelbeds in questi ultimi due anni per sostenere la ripartenza del settore?
«Ci siamo concentrati nell’ascoltare il cliente e il fornitore e abbiamo lanciato soluzioni tecnologiche che aiutano i clienti B2B a recuperare in maniera efficiente e rapida. In questo modo abbiamo messo a disposizione sempre più servizi automatizzati che permettono di risolvere le problematiche e i vari aspetti di una prenotazioni in tempo reale e per via digitale. l’obiettivo è un interazione sempre più fluida, immediata e senza frizioni. Infine con The Compass Pro forniamo soluzioni con tutti gli insight necessari a interpretare il mercato e la domanda informando quindi i clienti su quali siano le mete e i prodotti dove avrebbero una maggiore opportunità di crescita».
Giornalista. Specializzato in trasporto aereo e ferroviario, economia, agenzie di viaggi, tecnologia ed estero. Segue convention e fiere internazionali.
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