Vinitaly, enoturisti all’appello: lo sono sei italiani su 10

Vinitaly, enoturisti all’appello: lo sono sei italiani su 10
24 Aprile 07:00 2024 Stampa questo articolo

Salute! Sei italiani su dieci sono, a tutti gli effetti, degli enoturisti: è il dato ufficializzato alla recente edizione di Vinitaly nel corso della presentazione dell’indagine sull’enoturismo, frutto del protocollo d’intesa tra Ismea e Aita, l’Associazione italiana turismo enogastronomico. Un’esperienza, quella del turismo del vino, che  coinvolge ben 13,4 milioni di turisti italiani, il 64,5% dei viaggiatori.

L’indagine illustrata nell’ambito del convegno “In viaggio tra vigne e cantine: numeri, profili e tendenze dell’enoturista italiano” ha evidenziato soprattutto che il livello di soddisfazione degli enoturisti italiani è molto alto. Tre su quattro apprezzano soprattutto la qualità del servizio in occasione delle visite in cantina e delle altre iniziative, i rapporti con la comunità locale e le modalità di prenotazione delle esperienze proposte.

Più tiepido il giudizio dei giovani. Nel cluster degli under 24 sono stati indicati margini di miglioramento soprattutto in merito alla qualità del servizio, alla facilità di prenotazione e al reperimento di informazioni, in una percezione da nativi digitali evidentemente influenzata da un utilizzo più spinto di internet e dei social network.

Per Livio Proietti, presidente di Ismea, «ora l’obiettivo è mettere sotto la lente di ingrandimento le principali variabili qualitative e quantitative dell’enoturismo italiano, un segmento rilevante del sistema vitivinicolo nazionale che lega prodotti e territori. L’enoturismo, come anche l’agriturismo, comparto che l’istituto monitora ormai da diversi anni, rappresenta un’importante leva di marketing, preservando l’attrattività delle aree rurali sempre più soggette a fenomeni di spopolamento».

Roberta Garibaldi, presidente del partner Aite, invece nota: «Il comparto enoturistico rappresenta un fenomeno rilevante in termini economici e in ulteriore crescita per i ricavi delle aziende italiane del vino. Il livello raggiunto è tale da richiedere una vera e propria analisi scientifica strutturata, per poter delineare i flussi in ingresso e colmare il gap tra il desiderio del turista e la reale fruizione e per realizzare progetti di sistema, accompagnando il turismo rurale e gli investimenti pubblici e privati ​​necessari per rilanciare occupazione e creare ricchezza. Si sta andando verso una definizione di enoturista standardizzata in base al lavoro tra Unwto e Oiv che accompagnerà queste ricerche».

D’altro canto, c’è un dato di fatto confermato dagli operatori: se ci sono le cantine la vacanza si allunga. I dati evidenziano che la maggior parte dei turisti (il 50% tra quelli generici, quasi il 55% tra quelli legati al mondo del vino) si trattiene per 2/3 giorni, andando oltre il mordi e fuggi: il 31% indica una durata di 4 giorni o più, valore che sale per gli enoturisti al 38%. Tra i wine lover, la metà ha visitato una o due cantine, il 36% almeno tre strutture, ma si osservano valori anche più alti nella classe tra 25 e 34 anni di età.

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