Il ministro del Turismo, Daniela Santanché, rinviato a giudizio per false comunicazioni sociali in merito al caso Visibilia, una delle società del gruppo da lei fondato e dal quale ha dismesso le cariche. Lo ha stabilito la gup di Milano Anna Magelli che, al termine di una breve camera di consiglio, ha accolto la tesi della procura meneghina.
Nel processo che coinvolge 16 persone e una società, Visibilia srl in liquidazione, figurano tra gli imputati Dimitri Kunz (compagno della ministra), Fiorella Garnero (sorella), Silvia Garnero (nipote), e Canio Giovanni Mazzaro (ex compagno).
La giudice ha accettato il patteggiamento di Federico Celoria, ex consigliere di amministrazione, e delle società indagate Visibilia Editore ed Editrice, che hanno proposto il pagamento di una sanzione amministrativa. La prima udienza è in calendario per il prossimo 20 marzo, davanti alla seconda sezione del tribunale di Milano.
Secondo la Procura – come emerge dalle agenzie di stampa – i vertici di Visibilia Editore, società quotata in Borsa, avrebbero messo in atto un presunto “disegno criminoso”, omettendo verifiche e “ogni attività di accertamento” sui bilanci tra il 2016 e il 2022 per ottenere “un ingiusto profitto” e indurre in errore gli investitori.
Le indagini, condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria Guardia di Finanza di Milano, su input di soci di minoranza come il finanziere Giuseppe Zeno, riguardano presunti bilanci falsificati e possibili violazioni gestionali che avrebbero messo a rischio la continuità della società.
«È una decisione che ci lascia l’amaro in bocca, siamo pronti a dimostrare l’estraneità alle accuse nel dibattimento – le parole di Nicolò Pelanda, il legale di Daniela Santanchè – ci aspettavamo un esito diverso».
Santanchè rimane coinvolta anche in altri procedimenti. Il 29 gennaio la Cassazione deciderà se il processo per truffa aggravata ai danni dell’Inps (relativo alla cassa integrazione durante il Covid) dovrà tenersi a Milano o a Roma. La titolare del Mitur è anche indagata per bancarotta legata al fallimento di Ki Group srl e di Bioera, società del settore bioalimentare.