Più di cinque milioni di turisti, di cui quasi tre stranieri, che durante la Fifa World Cup dello scorso anno hanno visitato in poche settimane le città che ospitavano le partite del campionato. L’industria del turismo russa vuole ripartire da questi numeri per fare decollare un settore che, complice la crisi del rublo degli scorsi anni e l’embargo dell’Unione europea, ha prodotto risultati sicuramente inferiori alle potenzialità di un mercato sconfinato. Eppure nel 2017 sono stati circa 81 milioni – di cui 24,5 milioni stranieri – i turisti che hanno scelto la Federazione russa per trascorrere le loro vacanze, il numero più alto da quando l’Urss non esiste più.
Tra i bacini più consistenti: ucraini (8,7 milioni), kazaki (3,5 milioni) e cinesi (1,4 milioni), con un boom fatto registrare soprattutto dal continente asiatico (+58% dalla Corea del Sud, +20% dal Giappone, +61% dalla Thailandia) e dall’America Latina (+30% dal Brasile, +26% dall’Argentina, +30% dal Messico). Per il resto, la pattuglia europea è guidata da finlandesi (circa un milone), polacchi (714.000) e tedeschi, con l’Italia dietro anche alla Francia.
Le mete più gettonate? Mosca, la regione di Krasnodar, San Pietroburgo, la Crimea, il Tatarstan e le città dell’Anello d’Oro. «Risultati simili sono dovuti soprattutto alla debolezza della nostra moneta, che ha spinto molti russi a non espatriare», era stato il commento di Dmitry Gorin, vice president dell’Ator – Associazione dei Tour Operator Russi, sottolineando come gli stessi operatori della Federazione abbiano cercato di trarre vantaggio dalla situazione offrendo ai viaggiatori un maggior numero di soluzioni all’insegna dell’all inclusive.
Per il 2019 e gli anni a venire, poi, le cose promettono di andare ancora meglio grazie alla creazione di una serie di incentivi per le imprese turistiche del Paese, ma soprattutto grazie all’intenzione del governo di semplificare l’intera procedura per l’ottenimento dei visti. A dirlo, pochi giorni fa durante l’11ª edizione del Business Russia Forum di Mosca, è stato addirittura Vladimir Putin, che senza mezzi termini si è pronunciato non solo a favore dell’abolizione per i turisti stranieri dei visti a breve termine, ma anche dello sviluppo su larga scala degli e-Visa per motivi turistici (attualmente il programma è disponibile solo per 18 nazioni al di fuori dell’Unione europea), da completare entro il 2021.
«Ci sono molte restrizioni che dobbiamo rimuovere, ma non raggiungeremo nessun risultato se continueremo a ostacolare il turismo», ha detto il presidente russo, ricordando come ai crocieristi internazionali in arrivo nel porto di San Pietroburgo già sia consentito di entrare nel Paese per tre giorni senza alcun tipo di visto.
Intanto, anche sul fronte dell’outgoing, il peggio sembra essere ormai alle spalle. Secondo l’Ator, infatti, il numero di viaggi effettuati al di fuori dei confini nazionali è cresciuto ulteriormente (in totale sono stati oltre 44 milioni, con il 6,4% in più rispetto a un anno prima), con una spesa che ha toccato i 30 miliardi di dollari. Poche le sorprese, poi, sul fronte delle mete più richieste dai russi in vacanza all’estero. In primo piano, ancora una volta, le destinazioni di sempre come Turchia, Cipro, Bulgaria e Grecia, mentre la Tunisia già dallo scorso anno è ritornata all’interno di tutte le brochure dei più importanti tour operator, moscoviti e non.
Attenzione, però. Come conseguenza del rublo ancora debole, l’aumento dei prezzi nelle destinazioni mediterranee rischia di incidere in modo significativo sulla maggior parte dei pacchetti. Secondo una survey condotta da uno dei più grandi portali del mondo russofono, tutu.ru, l’estate 2019 vedrà un incremento medio delle mete più popolari del 12%. In prima fila, quanto a rincari, la Turchia (nel 2019 è atteso il soprasso del mercato russo ai danni di quello tedesco) e Grecia, entrambe più care di oltre il 20% rispetto allo scorso anno. Tutto da stabilire, infine, quello che succederà in Egitto. Se i voli sulla tratta Il Cairo-Mosca sono ormai regolari, stando ai rumors dovrebbe mancare poco anche alla ripresa di quelli per altri aeroporti come Hurghada e Sharm el Sheikh, al momento ancora vietati.