Visti lumaca, il travel Usa ora si ribella
Bene, ma non benissimo. Il turismo Usa è in recupero, ma soffre della zavorra burocratica con oltre 400 giorni di attesa, in media, per la concessione dei visti in tre tra i maggiori mercati inbound: Brasile, India e Messico. La denuncia, riportata dal giornale specializzato Usa Travel Weekly, arriva dall’autorevole US Travel Association, che ha scelto una data simbolo per lanciare l’allarme: l’8 novembre, giorno che nel 2021 segnò la riapertura dei confini Usa ai turisti dall’estero.
“I ritardi eccessivi equivalgono a un divieto di viaggio. I potenziali visitatori si vedono spesso costretti a scegliere altri Paesi”, afferma l’associazione a stelle e strisce.
Dai mercati incoming con obbligo di visto provenivano nel 2019 il 43% di tutti i visitatori internazionali, pari a 35 milioni di arrivi, per complessivi 120 miliardi di dollari di spesa (la metà del totale). In particolare, 22 milioni di ingressi erano dai tre bacini-chiave di Brasile, India e Messico.
Così, anche a causa dei cosiddetti “visti lumaca”, il travel Usa potrebbe restare “molto al di sotto dei livelli pre pandemia”, sia nel 2022, che nel 2023, “con un conseguente calo di quasi 50 milioni di visitatori e 140 miliardi di dollari di spese di viaggio”.
Da qui l’appello della US Travel Association all’amministrazione Biden “a dare la priorità alla risoluzione del problema dell’elaborazione dei visti”: sul pèiatti quasi 7 milioni di potenziali visitatori e 12 miliardi di dollari di spesa prevista nel solo 2023 che potrebbero andare persi a causa dei tempi di attesa eccessivi.
«Gli Stati Uniti non possono permettersi di respingere i viaggiatori internazionali altospendenti», ha affermato Geoff Freeman, ceo dell’associazione. «Sebbene altri fattori economici siano fuori dal nostro controllo, la riduzione dei tempi di attesa per i visti dei visitatori è alla portata della Casa Bianca, se solo fosse per Biden una priorità», ha aggiunto.
In generale, riferisce Travel Weekly, i tempi di attesa dei Visa per i viaggi in entrata sono passati dai 17 giorni di marzo 2020 ai 247 giorni di quest’estate, con picchi – come già detto – di oltre 400 giorni.
Dalla US Travel Association anche un’azione concreta: il 28 novembre partirà una campagna con uni sito web ad hoc mirata a denunciare il fenomeno dei visti lumaca con la possibilità, per le piccole imprese, di dichiarare ufficialmente le opportunità perse a causa di questo problema. Anche i viaggiatori interessati saranno incoraggiati a raccontare le loro “storie di attesa del visto”. Materiali che l’associazione condividerà sulle proprie piattaforme social con l’hashtag #TheyWaitWeLose.
«Un anno fa, le immagini di aerei e viaggiatori diretti negli Stati Uniti erano motivo di festa dopo quasi due anni di chiusura delle frontiere – ha ricordato Freeman – Oggi, a un anno da quel momento, un enorme arretrato di visti ha spinto molti dei nostri potenziali visitatori ad andare altrove. È una battuta d’arresto che l’amministrazione Biden dovrebbe impegnarsi a risolvere».
Dalla US Travel Association anche alcune linee guida all’amministrazione Biden: riduzione a 21 giorni dei tempi di attesa per i visti da Brasile, Messico e India) entro aprile 2023; ripristino di un ordine esecutivo presidenziale per elaborare l’80% dei visti in tutto il mondo in 21 giorni entro il 30 settembre; aumento del personale e delle risorse consolari nei Paesi ad alto volume e in concomitanza con i grandi eventi internazionali che si svolgono negli Stati Uniti; estendere fino al 2024 la rinuncia ai colloqui per i rinnovi dei visti per i non immigranti e applicare le esenzioni in modo più ampio ai rinnovi nei Paesi a basso rischio; prevedere procedimenti più snelli per una più rapida elaborazione dei visti per i grandi gruppi legatu a tour, convegni ed eventi negli Usa.
Il mercato italiano, a cui è consentito l’ingresso tramite Esta, non è investito dal fenomeno, ma resta penalizzato invece dalla regola che vieta l’ingresso negli Usa tramite Visa online a chi ha visitato Cuba dopo il 12 gennaio 2021. Questi ultimi dovranno passare da Ambasciata e Consolati, ritrovandosi coinvolti nei ritardi denunciati dalla US Travel Association.
Le lungaggini burocratiche riguardano, in un altro senso, il nostro Paese, dove da mesi le associazioni di categoria denunciano la lentezza nel rilascio dei passaporti.