Voli, anche la Sardegna potrebbe abolire l’addizionale

Voli, anche la Sardegna potrebbe abolire l’addizionale
16 Luglio 16:48 2024 Stampa questo articolo

E adesso anche la Sardegna si iscrive al partito contrario alla tassa d’imbarco per i voli in partenza dall’Italia. La gabella ha già mandato su tutte le furie Ryanair e le altre low cost. Oltre al mondo del travel, “che ne sottolinea l’impatto negativo in termini di minori passeggeri trasportati”, come scrive La Nuova Sardegna.

Sulle orme di Friuli Venezia Giulia e Calabria, dunque, la Regione Sardegna ora preme per disapplicare la tassa nei tre aeroporti dell’isola: il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia ha annunciato che a breve depositerà una proposta di legge nazionale per stabilire che, da gennaio 2025, la tassa non si applichi più in territorio sardo. A portare avanti la battaglia il capogruppo Paolo Truzzu, ex sindaco di Cagliari, che insieme al Pdl presenterà anche una mozione in consiglio.

«È fondamentale che su un tema così importante si pronunci l’intero consiglio regionale, ci auguriamo all’unanimità – spiega Truzzo – Gli introiti dell’addizionale municipale(negli anni passata da 1 a 6, 50 euro), pensata per far fronte alle esigenze finanziarie dei Comuni sede di scalo aeroportuale e di quelli confinanti, sono ormai destinati in gran parte ad altre finalità. L’abolizione della tassa, determinando una riduzione del costo a carico del vettore e, quindi, del biglietto, rappresenterebbe un passo avanti sia nell’applicazione del diritto dei sardi alla mobilità che nella crescita economica dell’isola, permettendo alle compagnie di aumentare i collegamenti degli aeroporti sardi con le principali città italiane ed europee».

In effetti il dietrofront del Friuli ha attratto subito investimenti Ryanair per circa 100 milioni di dollari, con l’apertura di una nuova base e un piano di voli mai visto prima per l’aeroporto di Trieste, che si candida ad attirare anche le altre low cost in fuga dallo scalo di Venezia, dove invece l’addizionale comunale è stata aumentata da 6,5 euro a 9 euro. Ma non è tutto. La compagnia irlandese, che ha guidato “la rivolta” contro la tassa di imbarco, preme per farla togliere al più presto anche in Sicilia, cominciando a “corteggiare” anche la Calabria sugli investimenti.

Va in controtendenza, invece, Napoli con Capodichino. Nel 2023 il sindaco Gaetano Manfredi, per rimpinguare le casse comunali ha stabilito l’aumento di due euro della tassa, passata da 6,50 a 8,50 euro, aprendo un fronte contro Ryanair, che aveva subito replicato: “La decisione del sindaco di aumentare le tasse per i passeggeri a Napoli del 30% è in netto contrasto con quanto avviene in altri Paesi, regioni e città in Europa e in Italia, che stanno abbassando attivamente i costi di accesso per promuovere il turismo e la connettività durante tutto l’anno”.

La low cost, che di recente si è rivolta al Consiglio di Stato proprio in merito alla “questione partenopea” – ma a dicembre il Tar aveva dato ragione al sindaco Manfredi salvando la gabella – ha poi “minacciato” di ridurre la capacità invernale e la connettività nazionale a Napoli nelle stagioni future, con un impatto pesante su tutta l’economia della città.

Al caso tutto italiano – almeno per ora – ha dedicato un articolo il sito spagnolo Preferente. Un attacco frontale alla scelta (politica) di introdurre la gabella che dovrebbe ripagare i Comuni “per il disturbo” nell’ospitare gli  aeroporti e tollerare il rumore: “Conoscete la tassa di soggiorno applicata ai turisti che dormono in albergo. Ma ora i Comuni italiani, e solo i Comuni italiani, stanno compiendo un ulteriore passo in avanti: una tassa sui passeggeri delle compagnie per l’imbarco. La tassa è stata applicata in Friuli e in Veneto, nel nord-est del Paese e in Calabria, dove però è stata ritirata causa proteste”.

In realtà, il contenuto non è del tutto esatto, perché la tassa si applica in tutti gli aeroporti italiani e perché il Friuli, appunto, è tra le regioni che hanno tolto l’addizionale comunale sui diritti di imbarco.

In ogni caso l’eventuale abolizione dell’addizionale comunale di imbarco – in base ai calcoli, riportati ad aprile da Il Sole 24 Ore, di Andrea Giuricin, economista al Cesisp-Unimib e autorevole firma de L’Agenzia di Viaggi Magazine per la rubrica Voice of leader – vale 9 milioni di passeggeri in più al 2030, la creazione di 65mila posti di lavoro con una crescita del Pil del 4,2% che porterebbe ad un gettito aggiuntivo per le casse dello Stato di oltre un miliardo di euro. Così è, se vi pare.

  Articolo "taggato" come:
  Categorie

L'Autore