Il 2022 è stato un anno di forte crescita per il traffico aereo europeo, dopo la mazzata della pandemia, ma la strada per il pieno recupero è ancora lunga. Secondo Eurocontrol, l’organizzazione che monitora e promuove la sicurezza del trasporto aereo nel vecchio continente, il volume di traffico registrato nel 2022 è stato pari all’83% rispetto a quanto registrato nel 2019; in Europa ci sono stati quindi circa 9,3 milioni di voli per 2 miliardi di passeggeri (425 milioni in meno rispetto al pre Covid), mentre nel 2019 i collegamenti avevano raggiunto la cifra di 11,2 milioni.
Tra i Paesi, il risultato migliore lo registra la Spagna che ha raggiunto il 91% dei livelli pre Covid, seguita dall’Italia che – nonostante tutte le difficoltà – si aggiudica la medaglia d’argento con l’88% dei collegamenti (circa 3.165 voli giornalieri) rispetto al 2019. Al terzo posto la Francia (86%), seguita da Regno Unito (80%) e Germania (75%).
Nel complesso l’aviazione europea ha visto quindi un rimbalzo rispetto al 2021 di circa 3,1 milioni di voli in più, grazie soprattutto alla crescita delle compagnie low cost e delle destinazioni dell’Europa meridionale. I vettori low cost hanno recuperato fino all’85% del traffico rispetto al 2019, superando il dato totale, e hanno raggiunto una quota di mercato (32,3%) pari a quella delle compagnie legacy (32,4%). Nota dolente è invece quella relativa alla puntualità dei voli che è stata nettamente inferiore rispetto al 2019: la puntualità in arrivo (72%) e in partenza (66%) sono state entrambe inferiori di 6-7 punti percentuali rispetto al 2019.
Per il 2023, infine, Eurocontrol stima un ulteriore consolidamento del traffico aereo fino a raggiungere il 92% dei livelli pre Covid, ma l’intero settore dovrà affrontare ancora le sfide che hanno caratterizzato gli ultimi 8 mesi: l’adeguamento della capacità di trasporto alla domanda, la carenza di personale e il contenimento dei ritardi e dei disagi soprattutto in alta stagione.
Il ritorno del traffico aereo europeo ai livelli pre Covid è fissato al 2025, un anno in più rispetto a quanto stimato a giugno scorso sempre da Eurocontrol. Ad appesantire la crescita, infatti, ci sono la debole crescita economica dell’area euro, l’aumento dell’inflazione e il perdurare del conflitto in Ucraina.