Confermato quanto circolato negli ultimi giorni circa l’articolo 80 della nuova legge di bilancio, approdata in Parlamento dopo l’autorizzazione del Quirinale. Intitolato “Sostegno finanziario per enti al termine della procedura di dissesto finanziario”, il suddetto articolo contiene al suo interno la possibilità per i comuni di fissare un’addizionale comunale sui diritti di imbarco portuale e aeroportuale per passeggero non superiore a 3 euro.
I comuni per cui è prevista la facoltà di tassa di imbarco (che riguarda gli aeroporti ma anche i porti) sono quelli “capoluogo di città metropolitana che alla data del 31 dicembre 2023 terminano il periodo di risanamento quinquennale decorrente dalla redazione dell’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato”. In sostanza, si tratta dei comuni che hanno terminato la procedura di dissesto finanziario, che potranno aumentare dunque le tasse comunali tra cui quelle portuali e aeroportuali.
A questi è inoltre riconosciuto un contributo di 10 milioni di euro, per ciascuno degli anni dal 2024 al 2038, da ripartire, in proporzione al disavanzo risultante dal rendiconto 2022 trasmesso alla Banca dati delle amministrazioni pubbliche (Bdap) entro il 31 dicembre 2023, anche su dati di pre-consuntivo.
In un articolo del Corriere della Sera, si stima che tali aumenti sulle tasse d’imbarco potrebbero portare nelle casse locali qualcosa come 380 milioni di euro in più, aprendo al tempo stesso un nuovo fronte di battaglia con le compagnie aeree, soprattutto low cost, e gli aeroporti.
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LA POSIZIONE DI IBAR E ASSAEROPORTI
Sulla questione è arrivato il pronto commento di Flavio Ghiringhelli, presidente di Ibar: ««Questa misura è in contrasto con le logiche del caro-voli peraltro promosse dallo stesso governo. Noi compagnie aeree, devo dire tutte, siamo impegnate a trovare soluzioni per ridurre le tariffe, ma questa tassazione ci vede costretti a far ricadere questi ulteriori costi sul consumatore finale. Quindi riteniamo che, come Ibar e come altre associazioni, possiamo metterci da subito a disposizione del governo per trovare delle soluzioni alternative.In caso contrario, ancora una volta, ad avere la peggio sarà sempre il passeggero».
Stesso tenore, dal presidente di Assaeroporti Carlo Borgomeo: «Premesso che abbiamo già presentato una circostanziata proposta in merito alla questione tassa imbarco, nella quale si chiede la progressiva abolizione di buona parte di questa addizionale, partendo dai più piccoli per arrivare ai grandi Comuni e che venga lasciata solo la quota-parte relativa al Fondo Trasporto Aereo. Tra l’altro il ministero dei Trasporti si è già pronunciato in senso favorevole su tale nostra posizione. Se il problema è riconoscere delle risorse ai comuni, che hanno le casse semivuote, non aumentate la tassa d’imbarco ma cambiate la distribuzione delle quote all’interno della attuale tassa, perché oggi ci sono 3,5 euro che vanno all’Inps, senza una motivazione logica e sarebbe quindi possibile una rimodulazione fatta con criterio».