Il ritorno alla normalità e ai trend di crescita pre Covid nel traffico aereo avverrà solo nel 2025 con una stima di circa 4 miliardi di passeggeri. È l’ultima previsione aggiornata di Iata (International Air Transport Association) che fra tre anni pronostica un livello del 101% di viaggiatori rispetto a queli del 2019, ultimo anno di comparazione prima dell’emergenza Covid. Un quadro previsionale che fissa l’obiettivo del sostanziale pareggio entro il 2025, quindi.
«Il trend che segna il recupero del numero di passeggeri – osserva Willie Walsh, direttore generale Iata –non è stato modificato dalla variante Omicron. Questo denota che le persone vogliono viaggiare e quando le restrizioni di viaggio vengono revocate, c’è un immediato rimbalzo nel numero di passeggeri aerei. Ovviamente c’è ancora molta strada da fare per raggiungere uno stato di normalità, ma le previsioni per l’evoluzione del numero di passeggeri danno buone ragioni per essere ottimisti».
L’aggiornamento di febbraio riguardo alle previsioni a lungo termine segnala nel dettaglio, che se lo scorso anno si era registrato un 47% di volume di traffico rispetto al 2019, per quest’anno gli analisti prevedono un recupero di traffico al 69%, nel 2023 all’83%, al 94% nel 2024 e al 101% nel 2025.
Si tratta di uno scenario di ripresa internazionale a breve termine leggermente più ottimistico rispetto a novembre 2021, basato sul progressivo allentamento o eliminazione delle restrizioni di viaggio in molti mercati. Ciò ha visto miglioramenti nei principali mercati del Nord Atlantico e intra-europei, rafforzando la linea di base per la ripresa.
Anche se si prevede che l’Asia-Pacifico continuerà a ritardare la ripresa rispetto al mercato più grande della regione, la Cina, che al momento non mostra alcun allentamento delle sue severe misure di confine per i prossimi mesi.Le prospettive per l’evoluzione del numero dei viaggiatori domestici sono però leggermente più pessimistiche rispetto a novembre. Mentre il mercato interno degli Stati Uniti si è ripreso, lo stesso non vale per gli altri principali mercati interni di Cina, Canada, Giappone e Australia.
«I fattori più incidenti nel traffico passeggeri – prosegue Walsh – sono le restrizioni che i governi impongono ancora ai viaggi. Fortunatamente, più governi hanno capito che le restrizioni di viaggio hanno un impatto a lungo termine minimo o nullo sulla diffusione di un virus. E le difficoltà economiche e sociali causate da un beneficio molto limitato semplicemente non sono più accettabili in un numero crescente di mercati. Di conseguenza, la progressiva rimozione delle restrizioni sta dando una spinta tanto necessaria alle prospettive di viaggio».
LE PREVISIONI PER AREA GEOGRAFICA
A conti fatti non tutti i mercati o settori di mercato si stanno riprendendo allo stesso ritmo. Nella breve analisi per macro regioni si evidenzia che in Asia-Pacifico la lenta rimozione delle restrizioni ai viaggi internazionali e la probabilità di rinnovate restrizioni interne durante le epidemie di Covid farà segnare quest’anno solo il 68% dei livelli del 2019 ovvero il risultato più debole tra le principali regioni del mondo.
Mentre in Europa, nei prossimi anni, si prevede che il mercato intra-europeo trarrà vantaggio dalle preferenze dei passeggeri per i viaggi a corto raggio man mano che la fiducia riprenderà. Ciò sarà facilitato da una circolazione sempre più armonizzata e priva di restrizioni all’interno dell’UE. Si prevede che il numero totale di passeggeri da/per/all’interno dell’Europa raggiungerà l’86% dei valori del 2019 nel 2022, prima di recuperare completamente nel 2024 (105%).
Così come in Nord America, nel 2022, il numero di passeggeri raggiungerà il 94% dei livelli del 2019 e la piena ripresa è prevista solo nel 2023 (102%), comunque prima rispetto ad altre regioni.
In Africa le prospettive di traffico passeggeri sono leggermente più deboli nel breve termine, a causa dei lenti progressi nella vaccinazione della popolazione e dell’impatto della crisi sulle economie in via di sviluppo e supererà i livelli pre-crisi solo nel 2025 (101%).
In Medio Oriente, con mercati a corto raggio limitati, si prevede che la connettività a lungo raggio attraverso i suoi hub si tradurrà in una ripresa più lenta, ed il numero di passeggeri da/per/all’interno del Medio Oriente raggiungerà l’81% dei livelli del 2019 nel 2022, il 98% nel 2024 e il 105% nel 2025.
Infine in America Latina, con un traffico relativamente resiliente durante la pandemia, si prevede che già quest’anno si potrà avere una ripresa più consistente del traffico passeggeri e un livello superiore al 2019 già il prossimo anno.
Ovviamente su tutti questi scenari pesano le recentissime vicende legate alla guerra in Ucraina, ovvero la chiusura sine die degli spazi aerei da tutta Europa per la Russia e possibili ripercussioni anche per tutte le rotte lungo raggio che dall’Europa sono dirette agli scali asiatici. Accadimenti, questi, che non è stato ancora possibile quantificare dalla stessa Iata e che sicuramente determineranno dei correttivi nelle analisi previsionali sul traffico aereo da qui a fine mese.