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Voli senza Fondo di garanzia.
Non può piovere per sempre

boeing aereo adobe

Stando ai dati dell’AogOffice Attorney General, dal 2020 allo scorso anno, sono fallite nel mondo oltre 40 compagnie aeree, parte delle quali di una certa rilevanza come Thomas Cook Airlines, JetStar Pacific, Ukraine Airlines, Blue Air, Jet Airways, Tigerair, che trasportavano milioni di passeggeri.

Nonostante ciò, è ancora stallo sull’annoso tema di un Fondo di garanzia obbligatorio per i vettori. L’assordante silenzio che proviene da Bruxelles è stato rotto soltanto dal Manifesto dell’Ectaa, l’European Council of Travel Agents Association, redatto e pubblicato a luglio scorso con un ampio spazio riservato al tema. A oggi, di fatto, non esiste alcun obbligo per le compagnie di fornire garanzie e tutele per il rimborso e il rimpatrio dei passeggeri rimasti a terra quando cessano le operazioni.

Questa gravissima lacuna – denunciano anche altre sigle associative nazionali della distribuzione turistica – di fatto “inquina” il rapporto tra trasporto aereo, tour operator e canale agenziale. Come recita testualmente il Manifesto Ectaa, “questa anomalia si traduce in perdite dirette per adv e t.o. che organizzano pacchetti di viaggio perché costretti a trovare alternative costose per proteggere i passeggeri, oltre all’obbligo di fornire garanzie contro la propria insolvenza”. Da qui la richiesta ai legislatori Ue di dare forma “in tempi rapidi a un’apposita normativa che preveda un’adeguata protezione del consumatore contro fallimenti e insolvenze delle compagnie aeree, così com’è stato introdotto tale obbligo per il tour operating”.

A distanza di quattro mesi, ben poco è cambiato, come spiega a L’Agenzia di Viaggi Magazine Eric Drusin, segretario generale dell’Ectaa: «Al momento non esiste alcuna iniziativa della Commissione Ue, ma ora, lavorando attivamente su alcune proposte che includono la revisione della direttiva pacchetti e i diritti dei passeggeri, sembra che Bruxelles stia prendendo in considerazione la possibilità di affrontare questo problema in sede di revisione del regolamento 1008/2008 sulle norme comuni per la prestazione dei servizi aerei nella Comunità. Questo potrebbe rientrare nel mandato del nuovo Commissario per i trasporti e il turismo sostenibili, Apostolos Tzitzikostas».

L’esistenza di tali spiragli è confermata dal consulente legale di Fiavet, Federico Lucarelli, che precisa: «L’Europa, nell’ambito del regolamento 261 del 2004 sulla tutela dei passeggeri, sta verificando concretamente l’ipotesi di inserire una garanzia e quindi un Fondo per i passeggeri in caso di default dei vettori. Se ne parla anche, in via trasversale, nella direttiva pacchetti in discussione presso Commissione, Consiglio Europeo e Parlamento Ue, dopo le recenti elezioni dei nuovi deputati. Credo che la sensibilità suscitata dal grande tema del Fondo di garanzia sui pacchetti abbia finalmente “contagiato” la politica europea anche per quanto riguarda i vettori. Speriamo che si arrivi a questa misura che non riguarda solo i consumatori, ma anche gli intermediari B2B, ovvero gli agenti di viaggi che acquistano biglietti per il loro segmento corporate e business».

Ma quella del Fondo di garanzia per i vettori – misura fortemente contestata dalle potenti lobby di Iata (che rappresenta quasi 300 compagnie nel mondo), A4E (Airlines for Europe) ed Era (European Regional Airlines) perché foriera di forti rincari tariffari – è una vicenda che si trascina da almeno 15 anni, tanto da poter essere definito “contenzioso storico” nel settore.

Un tema dibattuto persino in sede europarlamentare, come ricorda l’avvocato Silvana Durante, consulente legale di Astoi: «Già nel 2009 il Parlamento europeo aveva sollecitato la Commissione a elaborare una proposta legislativa per tutelare i passeggeri, ma nulla è stato finora attuato, né previsto. L’Eurocamera, nella risoluzione del 25 novembre 2009, aveva anche indicato i criteri per raggiungere tale obiettivo: ovvero predisporre modalità finanziarie e amministrative come il principio di responsabilità collettiva».

«Tale principio avrebbe permesso alle compagnie aeree che operano su una stessa rotta, con posti disponibili, di garantire il rimpatrio dei passeggeri bloccati all’estero in caso di fallimento di un vettore. Inoltre, era stata invitata la Commissione a includere il tema nella revisione della direttiva pacchetti», sottolinea. Tuttavia – e qui resta l’amaro in bocca – nulla in tal senso appare nel testo in fase di revisione della direttiva pacchetti. Ma «attendiamo fiduciosi», conclude Durante, perché la «speranza di un intervento risolutivo» è l’ultima a morire.

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