Web tax, rinvio all’Ecofin: ora tocca all’Ocse
Dalla riunione dell’Ecofin arriva l’ennesimo rinvio per il progetto europeo di web tax, oltre che l’aggiornamento della lista dei paradisi fiscali, che ora include anche gli Emirati Arabi Uniti, un Paese che l’Italia chiedeva di tenere fuori.
WEB TAX EUROPEA, NULLA DI FATTO. Sul versante web tax europea, secondo quanto emerso dalla riunione – si legge su La Repubblica – i lavori per una tassazione delle imprese digitali proseguiranno a livello Ocse. «È un’occasione mancata», dichiara il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, comunicando che se entro fine 2020 non sarà trovato un accordo a livello globale si tratterà di tornare a discutere sulla proposta comunitaria, che quindi non sarà ritirata dall’esecutivo di Bruxelles. Tra i contrari ci sono Irlanda, Danimarca, Svezia.
Per Giovanni Tria, ministro dell’Economia, «siamo di fronte a un paradosso», perché se da una parte lo Stato deve affrontare il costo che la trasformazione dell’economia in digitale comporta, dall’altra ci sono i principali attori di questa trasformazione che «si sottraggono a contribuire, pagando la giusta tassazione».
NEW ENTRY NELLA LISTA DEI PARADISI FISCALI. Sul fronte della black list dei paradisi fiscali, invece, c’è stato il via libera all’aggiornamento dei Paesi. Il presidente di turno Eugen Orlando Teodorovici (Romania) era stato scettico: «Onestamente non credo che possa essere varata oggi perché abbiamo ricevuto diverse nuove richieste da diversi Stati ieri, dobbiamo analizzarle e poi prendere una decisione», diceva prima del vertice. Ma ci sono fonti anglosassoni a confermare che sono state aggiunte dieci giurisdizioni alle cinque già presenti: Aruba, Barbados, Belize, Bermuda, Fiji, Isole Marshall, Oman, Emirati Arabi Uniti, Vanuatu e Dominica.