by Andrea Lovelock | 13 Marzo 2019 15:55
Grandi numeri per il wedding tourism in Italia: quasi 8.800 eventi tra nozze religiose, civili e simboliche di stranieri, con un fatturato di circa 500 milioni di euro e oltre 60mila aziende coinvolte. Un segmento che ha generato 436mila arrivi e 1,5 milioni di pernottamenti, con una media di circa 50 invitati a cerimonia. Sono i dati del 2018 emersi dalla ricerca del Centro Studi Turistici (Cst) di Firenze, commissionata dal Convention Bureau Italia (Cbi), che ha appena accolto al suo interno il segmento dei matrimoni. «Il wedding – dichiara la presidente del Cbi, Carlotta Ferrari – è un comparto trasversale che, per il fatto di generare un indotto sempre molto articolato, assomiglia al Mice».
Tallone d’Achille del settore è, però, il rischio di scarsa professionalità. «Come per molti fenomeni emergenti bisogna fare molta attenzione ad arginare l’improvvisazione e coloro che, da semplici operatori incoming, si autocertificano wedding planner – avverte Alessandro Tortelli, direttore del Cst – Purtroppo non c’è una figura istituzionalizzata e potrebbe essere una proposta da presentare alle associazioni di categoria. Bisognerebbe delineare dei parametri, per poi individuare una collocazione professionale precisa, magari presentata all’Isfol, tanto poi è il mercato che decreta il successo e quindi la professionalità di un wedding planner».
A “benedire” il boom dei matrimoni degli stranieri in Italia, il neo presidente Enit, Giorgio Palmucci, che fa un passo in avanti: «Possiamo lavorare sul ritorno degli ospiti in Italia e sulla permanenza prolungata anche dopo la cerimonia. Mi ha molto sorpreso – ammette – il coinvolgimento di così tante aziende dell’indotto che può determinare una specializzazione anche di altri mestieri o professioni che gravitano intorno al wedding».
La ricerca ha rilevato che le coppie di stranieri arrivano in prevalenza dal Regno Unito (28%), dagli Stati Uniti (22%) e dall’Australia (9%). Seguono a ruota mercati interessanti come Germania (5%), Canada (4%), Emirati Arabi e Indonesia.
Sposi che scelgono prevalentemente la Toscana, che con il 31% è leader delle location predilette dagli stranieri, seguita da Lombardia, Campania, Veneto e Lazio; anche se stanno crescendo molto alternative come Puglia e Sicilia, grazie alle proposte di riti presso masserie piuttosto che dimore storiche. Tra le strutture preferite, svettano gli alberghi di lusso (32%), seguito a debita distanza da agriturismi, castelli e ristoranti.
Per il 2019 i ricercatori preannunciano una crescita tra il 5 e il 10%, dato che rende ancora più urgente lo sviluppo di un iter formativo, visto che ben il 70% degli attuali wedding planner italiani non ha partecipato a corsi di formazione e ben il 65% seguirebbe volentieri un percorso di aggiornamento professionale. Nel futuro si intravede, poi, una sempre maggiore richiesta di location nel sud del Paese, in soluzioni insolite come spiagge e masserie.
Avanzano anche le nuove tipologie di nozze come same sex wedding, beach wedding, elopement (matrimonio intimo con pochi invitati), engagement (promesse di matrimonio celebrate in Italia) e wedding week, ovvero festeggiamenti che si prolungano per più giorni come fosse un vero e proprio viaggio.
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