Nelle sale di Palazzo d’Accursio, sede del Comune di Bologna, è stato presentato il primo Report dell’Osservatorio Italiano Destination Wedding Tourism. Curato da un team di esperti professionisti, coordinati da Massimo Feruzzi, direttore scientifico dell’Osservatorio con Valerio Schönfeld, fondatore e direttore di Buy Wedding in Italy (Bwi) e Bianca Trusiani, presidente del Comitato tecnico scientifico del Bwi e promosso da Buy Wedding in Italy e Anusca, il documento permetterà a tutta la filiera coinvolta di accedere a informazioni e conoscenze altamente profilate sui fattori e gli elementi economici, tendenziali e sociologici che condizionano il settore a livello nazionale e internazionale.
Con 486.854.000 euro di fatturato complessivo nell’anno in corso e ben 75.665 aziende/operatori coinvolti, il wedding tourism è tra i settori con il maggior indice di spesa procapite. Articolato in 16 diversi settori di specialisti che forniscono servizi ai matrimoni, i quali coinvolgono 71.437 aziende nel nostro Paese a cui si aggiungono i wedding specialist italiani, pari a complessive 4.228 aziende, sia di wedding planner che di tour operator e adv.
Dal report emerge che, sul mercato mondiale, quasi quattro operatori specializzati sul wedding outgoing su dieci (il 39,7%) non trattano il prodotto Italia. E tra chi organizza matrimoni nel nostro Paese, Amalfi (13,3%) è considerata la regina delle destinazioni idealmente più interessanti/appetibili, seguita dalla Toscana (11,7%) e da una più generica Costiera amalfitana con il 10,4%. Seguono poi Venezia (9,2%), Firenze (8,3%), la Puglia con il 7,3%, il Lago di Como con il 7,1%, Rom con il 5,9%. Poi, ancora: Ravello con il 4% e Capri con il 3,2%.
Per gli stranieri che scelgono l’Italia per celebrare il proprio matrimonio, l’evento è strutturato prevalentemente su tre giornate. I territori regionali che assorbono – nel 2019 – la maggior quota di wedding tourism sono soprattutto tre: in primis la Toscana con il 25,6% del mercato, seguita dalla Campania (15,3%) e dalla Lombardia con un market share pari al 14,3%. Queste tre primarie regioni conquistano da sole ben il 55,2% del settore. Buone le quote del Veneto (8,2%), del Lazio (7,2%) e della Puglia (6,1%), mentre con percentuali inferiori troviamo a seguire, la Sicilia (3,3%), la Liguria (3,1%), il Piemonte (2,7%), l’Umbria (2,6%), il Friuli Venezia Giulia (2,5%) e la Calabria con il 2,1%.
Per quanto riguarda le location, quelle preferite nel corso del 2019 dagli sposi stranieri sono le ville e dimore storiche: circa un matrimonio su quattro si è svolto in queste location (25,1%) e vi sono comprese anche le masserie. In crescita anche gli eventi nei piccoli borghi (11,1%) e in spiaggia (9,6%). Seguono i matrimoni presso agriturismi e country house e quelli che presso castelli e fortezze, ambedue con il 9,4%, seguiti da chi ha scelto i grandi hotel di lusso e i relais (9,1%).
La scelta di sposarsi in Italia, per molti stranieri, è legata a elementi di indiscusso appeal della nostra nazione: è, quindi, il fatto stesso che l’Italia sappia esprimere un forte fascino e una riconosciuta bellezza a essere l’elemento condizionante la maggior parte degli sposi, ben il 31,1% del totale. Vi sono poi ulteriori due fattori che incidono in maniera estremamente rilevante su tale scelta: l’enogastronomia e i prodotti tipici (15,8%) e il fatto che l’Italia sia meta romantica (11,7%). Per molti sposarsi nel nostro Paese rappresenta un sogno (9,4%), ma vi sono anche motivi e legami familiari (8%).
Dall’analisi degli arrivi risultano variegate le nazioni di provenienza degli sposi: dall’Europa all’America, dall’Oceania all’Asia, cresce il numero dei Paesi dai quali i residenti giungono in Italia per le nozze. Nel 2019, il Paese dal quale giunge la maggior parte di sposi e relativi accompagnatori è il Regno Unito (23,1%): quasi una coppia di sposi su quattro proviene da questo Stato. Seguono i matrimoni di residenti negli Stati Uniti d’America (16,5%) e in Germania (10,7%). Sono molti anche i matrimoni di sposi provenienti dai Paesi Bassi (5,8%), dalla Francia (5,7%), dalla Svizzera (5,6%), dall’Australia (4,5%), dal Canada (4,2%) e dalla Russia (3,5%).
L’Osservatorio ha analizzato anche l’età degli sposi che dall’estero scelgono l’Italia per il loro evento matrimoniale: con una media di 28 anni e 7 mesi. Inoltre, nel 2019 le coppie Lgbt straniere sposatesi in Italia hanno raggiunto il 5,3% del totale dei matrimoni.
Facendo riferimento al solo wedding incoming, escludendo dalla rilevazione tutti gli operatori che gestiscono servizi solo per il mercato nazionale o matrimoni di italiani che si recano all’estero, nel 2019 la wedding industry italiana registrerà 9.018 matrimoni di stranieri realizzati, con un +2,1% di eventi rispetto allo scorso anno; 440.102 stranieri venuti in Italia per questi matrimoni e 53.984.000 euro di costo medio sostenuto dalle coppie di stranieri per sposarsi in Italia.
Le previsioni del 2020 sono positive: i wedding specialist interpellati hanno comunicato che nel prossimo anno organizzeranno più matrimoni rispetto al 2019.