World Tourism Barometer:
il mondo torna a muoversi

by Roberta Moncada | 18 Gennaio 2022 10:51

La buona notizia è che una ripresa del turismo internazionale, nel 2021, c’è stata. La cattiva, è che tale ripresa si mostra ancora disomogenea, incerta, e i viaggi internazionali sono decisamente al di sotto dei livelli pre pandemia. È il quadro che emerge dal primo  World Tourism Barometer del 2022, pubblicato da Unwto (United Nations World Tourism Organization).

Secondo il report, l’aumento dei tassi di vaccinazione, insieme all’allentamento delle restrizioni di viaggio realizzato grazie al coordinamento dei protocolli transfrontalieri, hanno contribuito a liberare la domanda repressa, facendo registrare una ripresa del 4% del turismo globale, con 415 milioni di viaggi contro i 400 milioni del 2020.

Tuttavia, secondo le stime dell’agenzia gli arrivi di turisti internazionali sono ancora del 72% inferiori al 2019, anno pre pandemia.

Il recupero maggiore si è avuto però soprattutto durante la seconda metà del 2021, con gli arrivi internazionali in calo del 62% (anziché del 72%) sia nel terzo che nel quarto trimestre rispetto ai livelli pre pandemia. Secondo dati limitati, gli arrivi internazionali a dicembre sono stati del 65% inferiori ai livelli del 2019. L’impatto completo della variante Omicron e dell’aumento dei casi di Covid-19 deve ancora essere visto.

Gradi di restrizioni alla mobilità, tassi di vaccinazione disomogenei nelle diverse parti del mondo, rendono il ritmo della ripresa lento e irregolare.

I risultati migliori sono stati registrati in Europa e nelle Americhe (+19% e +17% anno su anno rispettivamente ), ma ancora entrambe del 63% al di sotto dei livelli pre Covid.

Al livello di sottoregioni, la migliore performance è stata quella dei Caraibi (+63% rispetto al 2020, sebbene il 37% sotto il 2019), con alcune destinazioni che si avvicinano o superano i livelli pre pandemia. Molto bene anche Europa meridionale (+57%) e l’America centrale (+54%), che però rimangono rispettivamente in calo del 54% e del 56% rispetto al 2019. Anche il Nord America (+17%) e l’Europa centro-orientale (+18%) hanno superato i livelli del 2020.

Nel frattempo, l’Africa ha registrato un aumento del 12% degli arrivi nel 2021 rispetto al 2020, sebbene questo sia ancora del 74% in meno rispetto al 2019. In Medio Oriente gli arrivi sono diminuiti del 24% rispetto al 2020 e del 79% rispetto al 2019. In Asia e nel Pacifico gli arrivi sono stati ancora Il 65% in meno rispetto ai livelli del 2020 e il 94% rispetto ai valori pre-pandemia poiché molte destinazioni sono rimaste chiuse ai viaggi non essenziali.

Il contributo economico del turismo nel 2021 (misurato in prodotto interno lordo diretto del turismo) è stato stimato a 1,9 trilioni di dollari. Cifra al di sopra dei 1,6 trilioni di dollari nel 2020, ma ancora ben al di sotto del valore pre-pandemia di 3,5 trilioni di dollari.

Secondo le stime del report, la spesa media per arrivo dovrebbe raggiungere i 1.500 dollari Usa nel 2021, rispetto ai 1.300 dollari Usa nel 2020. Ciò è dovuto sì a grandi risparmi repressi e alla tendenza a soggiorni più lunghi, ma anche all’aumento dei prezzi di trasporto e alloggio.

Ma cosa si prospetta per il 2022? In linea di massima, e nonostante tutto, sembra esserci un cauto ottimismo tra i professionisti del turismo: un 61% vede infatti prospettive migliori per l’anno appena iniziato, mentre un 42%  prevede un potenziale rimbalzo solo nel 2023. Un 64% di questi, però, prevede che gli arrivi internazionali tornino ai livelli del 2019 solamente nel 2024 o più tardi (in aumento rispetto al 45% del sondaggio di settembre).

Un’implementazione più rapida e diffusa delle vaccinazioni, insieme alla revoca delle restrizioni di viaggio e un maggiore coordinamento e informazioni più chiare sui protocolli di viaggio, sono i principali fattori identificati dagli esperti per la ripresa effettiva del turismo internazionale.

Secondo le stime Unwto, gli arrivi di turisti internazionali potrebbero crescere dal 30% al 78% rispetto al 2021, ma rimanendo ancora in un range tra il 50% e  il 63% al di sotto dei livelli pre pandemia.

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