Un mondo che cambia alla velocità della luce con nuovi scenari economici, politici, sociali e tecnologici che mettono alla prova i player del travel. Che tipo di impatto potranno avere l’intelligenza artificiale, i conflitti bellici, i nuovi equilibri economici tra Occidente ed Estremo Oriente sul turismo? Lo racconta Julia Simpson, ceo del World Travel and Tourism Council in questa intervista esclusiva a L’Agenzia di Viaggi Magazine, che le ha chiesto di esprimere il suo parere su alcuni dei temi più caldi del settore. La numero uno del Wttc ha partecipato all’Atm – Arabian Travel Market di Dubai, dopo una visita lampo nel nostro Paese, dove ha presentato i dati dell’Economic Impact Research, studio realizzato in collaborazione con Oxford Economics. E proprio l’Italia, da lei definita una delle «destinazioni più iconiche del mondo», stando al recente annuncio del ministero del Turismo, ospiterà nel 2025 a Roma l’imponente Wttc Global Summit, evento annuale organizzato dall’associazione che riunisce le principali imprese di viaggi e turismo.
Mentre esplode la domanda turistica, e destinazioni come l’Italia soffrono addirittura di overtourism, in molti Paesi le retribuzioni non si adeguano al costo della vita, che dopo la pandemia è cresciuto in maniera esponenziale. Questo metterà in crisi il turismo di massa?
«Il settore viaggi e turismo è un driver molto forte che, solo in Italia, nel 2023, ha contribuito all’economia con 215 miliardi di euro e ha creato quasi 185mila nuovi posti di lavoro. Alcune località turistiche sono sempre state molto popolari ed è fondamentale per le destinazioni interessate e i governi lavorare a braccetto con le comunità locali per gestire i flussi di visitatori in modo che tutti ne possano trarre beneficio. L’Italia è una destinazione iconica per i turisti di tutto il mondo e chi viene a visitarla cerca l’autenticità di questa cultura, dal cibo all’architettura. E ci sono delle ottime performance anche per il turismo interno, cioè gli italiani che visitano il loro Paese. In Italia, l’arte, la cultura e l’artigianato sopravvivono spesso proprio grazie ai turisti. In questo campo, donne e giovani hanno più possibilità di entrare nel mondo del lavoro, rispetto ad altre attività produttive. È un settore che offre anche opportunità per ruoli qualificati, come nell’Ai, la finanza, l’ingegneria o le attività commerciali. È importante che noi paghiamo le persone in modo adeguato e che offriamo grandi opportunità».
All’Arabian Travel Market di Dubai, gli operatori puntavano soprattutto sul mercato del lusso. L’Estremo Oriente è diventato il bacino più importante per i turisti altospendenti?
«Vediamo che da tutto il mondo arrivano sempre più persone che hanno le più svariate provenienze e disponibilità finanziarie. Il mercato del viaggio di lusso è sempre florido, non solo nel Medio Oriente, ma in tutte le destinazioni del pianeta. Le persone prestano maggiore attenzione a loro stesse e per questo, se possono, optano per esperienze di luxury travel. L’Atm di Dubai è sempre un ottimo indicatore di come si evolve tale settore. Anche quest’anno ha mostrato che il lusso non riguarda solo l’opulenza, ma anche l’esclusività, la personalizzazione del viaggio e l’approccio sempre più sostenibile».
A questo proposito, il programma Hotel Sustainability Basics è ormai partito e in tutto il mondo hanno aderito circa 3.400 strutture. Siete riusciti a verificare se gli investimenti nella sostenibilità portano anche un ritorno economico? Le strutture che rispettano l’ambiente e l’equilibrio sociale sono più richieste dai clienti finali?
«Hotel Sustainability è un grande successo per il numero di alberghi che si stanno impegnando nelle pratiche sostenibili. E questo tipo di investimento porta anche un ritorno economico, certo. Riduce i costi a lungo termine e riesce ad attrarre turisti consapevoli dell’importanza dell’ambiente. Molti viaggiatori adesso preferiscono strutture che dimostrano un impegno nella sostenibilità e nella responsabilità sociale. Anche i lavoratori preferiscono prestarsi a imprese votate al green e chi vuole investire i propri capitali li destina a questo tipo di attività».
I tour operator italiani investono nella formazione per fronteggiare l’impatto che l’Ai sta già avendo sul settore. Molti temono che il loro lavoro potrà essere svolto dalle macchine più rapidamente e con maggiore efficienza. Riesce a immaginare come questa nuova tecnologia potrà cambiare concretamente il modo di operare in campo turistico?
«L’intelligenza artificiale offre modi per migliorare il servizio al cliente, ottimizzare la gestione e personalizzare le esperienze. Se da una parte molti temono di essere rimpiazzati da tale tecnologia, va detto che questa crea nuove opportunità in termini di innovazione ed efficienza. Può semplificare le procedure di prenotazione, personalizzare il servizio agli ospiti e anche aiutare a gestire e ridurre gli sprechi di cibo. Il settore del turismo deve abbracciare l’intelligenza artificiale e al tempo stesso garantire che sia complementare alle competenze delle persone e non le sostituisca completamente».
Durante l’ultimo Wttc Global Summit, in Rwanda, si è già detto che le guerre non hanno fermato la domanda di turismo, ma hanno solo modificato le preferenze delle destinazioni. Nell’ultimo anno, però, sono aumentati i conflitti e ci sono comunque numerose tensioni che per fortuna non sono sfociate in veri e propri scontri armati. Lei che conosce bene tutti i protagonisti di questo settore, oggi è più preoccupata o più ottimista?
«Non si può negare che le guerre e i conflitti globali impattino sul turismo, spesso provocando un cambiamento dei percorsi di viaggio. In ogni caso, le persone continuano ad aver un forte desiderio di viaggiare, con la tendenza ad adattarsi ai cambiamenti del contesto. Anche se non mancano le sfide, si reagisce con la resilienza e la determinazione a promuovere i viaggi nonostante tutto. Inoltre, il turismo può avere un ruolo nel promuovere il dialogo e la pace tra culture differenti».