Un “Travel Portal” globale. Ovvero un mega hub digitale che porti ordine, sicurezza, meno stress prima, durante e dopo il viaggio e riduca i ritardi nelle infrastrutture, a partire dagli aeroporti, rispondendo alle esigenze dei nuovi viaggiatori.
L’input arriva dal World Travel & Tourism Council (Wttc) coadiuvato dalla The Commons Project Fundation: le due entità, insieme, hanno provveduto a stilare la nuova versione del report “Digital Solutions for Reviving International Travel”, offrendo dodici best practice che conducono i governi nella realizzazione di un portale digitale di viaggio in grado di consentire una corretta gestione della documentazione Covid, dei visti laddove necessario o anche di assistere il viaggiatore h24 in linea diretta con gli operatori turistici di riferimento o per controversie legali.
«Negli ultimi due anni i governi hanno trovato le proprie soluzioni per arginare la pandemia ma c’è stato troppo caos, sia ai danni del viaggiatore che per le economie nazionali, con la perdita di oltre 60 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo nel 2020 – ha dichiarato Julia Simpson, Wttc president & ceo – Con il rapporto pubblicato vogliamo fornire indicazioni su come creare un’unica soluzione di viaggio digitale, a cui i vari Paesi possono aderire. Semmai dovessimo affrontare un’altra pandemia dobbiamo essere certi di poter fare un lavoro migliore».
Prima di tutto, il portale deve basarsi sul principio che Wttc e The Commons Project Fundation definiscono “privacy by design, privacy by default”: in sostanza, i governi devono essere abili a ridurre al minimo la quantità di dati personali richiesti ai viaggiatori, adottando un approccio diligente e che prevenga, appunto, eventi invasivi sui dati.
Il Travel Portal immaginato nel report – la cui efficienza starebbe anche nel garantire assistenza continua includendo tra le altre una connessione tra governo e operatori turistici coinvolti – deve funzionare quantomeno nella lingua (o lingue) locali, e come minimo deve conoscere l’inglese. Centrale il tema Covid e in generale quello dei rischi sanitari: nel sistema online predisposto, accessibile via smartphone, il Paese deve pubblicare i relativi requisiti di accesso consentendo la condivisione delle informazioni pertinenti agli utenti e inviando una notifica di accettazione prima del viaggio.
Si tratta di un vero e proprio contenitore – che volendo si può integrare anche con le piattaforme di visto – dove trovare faq, riferimenti per controversie legali e gestione in un’unica sessione anche di gruppi e famiglie, senza limitare l’utilizzo a singoli individui.
Zhenya Lindgardt, ceo The Commons Project Foundation, ha commentato: «È il momento che i governi garantiscano la preparazione a qualsiasi evento vista la continua evoluzione della pandemia da Covid-19. Molto probabilmente lo stato di salute rimarrà una componente fondamentale nell’attraversamento delle frontiere e l’implementazione di portali digitali come quello da noi consigliato è uno step importante verso una maggiore resilienza delle destinazioni. Siamo entusiasti di supportare il Wttc nei suoi sforzi per riprendere i viaggi in sicurezza e mantenere i confini aperti».
In questi giorni, si è diretta nella medesima direzione anche l’Unwto con l’European Travel Commission, che hanno lanciato con il placet di oltre 30 Paesi europei il DataLab Network.