Wttc Report, corsa del travel verso il 2023
Rediscovering travel. Ovvero: è il momento di riscoprire il viaggio. È lo slogan che ha segnato il 21° Global Summit del Wttc (World Travel & Tourism Council) a Manila, nelle Filippine. Un evento coperto per l’Italia in esclusiva da L’Agenzia di Viaggi Magazine che ha svelato tendenze e prospettive del travel post Covid grazie ai dati forniti dall’organizzazione che riunisce oltre 200 aziende del settore turistico in tutto il mondo. Ritornello del summit: sostenibilità, ecommerce e regole comuni tra i Paesi in questa fase di rilancio.
Si è trattato del primo evento del settore di grandi dimensioni in presenza per cui Julia Simpson, ceo del Wttc, ha ringraziato il governo filippino, rappresentato dalla segretaria del Turismo, Bernadette Romulo-Puyat: la manifestazione ha dimostrato che, di fatto, anche l’Asia può riaprire al turismo preservando la sicurezza nel business travel come nel leisure.
Tema ricorrente dell’evento, a cui hanno preso parte oltre 2mila delegati, è appunto l’ambiente. Una battaglia che il Wttc si è intestata già da alcuni anni ma che adesso è diventata un obiettivo condiviso da tutte le aziende del settore e, soprattutto, una richiesta del mercato.
«Per oltre 30 anni – ha detto Simpson – il Wttc ha lottato per mettere in evidenza l’impatto economico e sociale di questo settore. Ma è stata la pandemia a far capire veramente ai leader mondiale il valore del travel. Per quasi 10 anni, siamo cresciuti superando i livelli dell’economia globale. Il Covid ha cambiato tutto. Adesso, il nostro obiettivo è quello di recuperare il terreno perduto. Se le Filippine hanno avuto il coraggio di riaprire, per esempio, la Cina è invece ancora chiusa. E stiamo parlando di una potenza mondiale. Ai governi chiedo di ascoltare la scienza e riaprire i confini. Aprire le loro economie e permettere ai milioni di persone di tornare a vivere e produrre grazie ai redditi legati ai viaggi e al turismo».
Simpson ha annunciato, poi, che per la fine di quest’anno l’industria del travel prevede di avvicinarsi al Pil del 2019: 8,35 trilioni di dollari contro i 9,6 di tre anni prima. Tutti dati contenuti del Global Economic Report del Wttc, presentato a Manila.
Volano di crescita certamente la tecnologia. «Si dice che la necessità è la madre delle invenzioni. Durante questa crisi abbiamo visto consolidarsi l’ecommerce come nuovo dna del travel. Ma il problema è che anche a livello informatico, in relazione al Covid, è mancato un coordinamento tra i vari Paesi – ha rimarcato il ceo del Wttc – Questo ha prodotto un mosaico di sistemi che mettono in crisi la fiducia del cliente, oltre a costosi test e regole che cambiano di continuo. Dobbiamo inserire le informazioni sulla salute dei viaggiatori nei loro documenti in un sistema comune. Sull’esempio di quanto fatto l’Unione europea con il green pass che è adottato, adesso, da 62 diversi Paesi. Serve un sistema comune per il mondo intero».
I DATI DEL GLOBAL ECONOMIC IMPACT REPORT. Viaggi e turismo cresceranno nei prossimi 10 anni a una media del 5,8% di Pil, superando le previsioni di crescita del totale dell’economia che è stimata intorno al 2,7%. Questa la previsione degli esperti che hanno redatto il nuovo Global Economic Impact Report (Eir) del Wttc.
Secondo le ottimistiche previsioni, già dal prossimo anno si potranno raggiungere i livelli del 2019, mancandolo di appena lo 0,1%. E il settore darà un contributo al Pil delle economie nazionali crescendo di ben il 43,7% per raggiungere gli 8,4 trilioni entro la fine del 2022, che ammontano all’8,5% del Pil prodotto dall’intera economia globale. Quindi, un 13,3% sotto i livelli 2019. E anche i posti di lavoro torneranno quasi ai livelli di tre anni fa: solo il 2,7% in meno.
«Negli ultimi 10 anni», ha ricordato Simpson, «il nostro settore ha creato nel mondo 126 milioni di posti di lavoro. Uno su tre dei nuovi posti apparteneva a viaggi e turismo. Se non fosse stato per Omicron, lo scorso anno avremmo già raggiunto i risultati che adesso ci aspettiamo per il 2023. Ma la responsabilità non è solo del virus. Il vero problema è stato quello di una mancanza di coordinamento tra i governi che hanno disatteso le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità e hanno tenuto i confini chiusi. E questo non è servito a frenare il virus, che difatti ha continuato a diffondersi, ma a danneggiare le economie e i mezzi per sopravvivere».
Le prospettive delineate dal rapporto Eir parlano della creazione di quasi 77 milioni nuovi posti di lavoro entro i prossimi 10 anni solo in Asia. Il contributo all’economia di quest’area potrà crescere a una media dell’8,5% annuo.